Borges e gli scacchi: il mistero delle 64 caselle tra poesia, filosofia e metafore

Jorge Luis Borges, gigante della letteratura, ha intrecciato nella sua opera il tema degli scacchi, trasformando la scacchiera in un simbolo filosofico e letterario senza pari. Pur definendosi “uno dei peggiori scacchisti che esistano“, Borges elevò il gioco a strumento di riflessione sulla condizione umana, il tempo, e l’infinito. Numerose fonti lo testimoniano: dalla poesia al saggio, dalle interviste agli aneddoti autobiografici.


Gli scacchi come metafora della vita

  • Borges apprese gli scacchi dal padre, che utilizzò la scacchiera come strumento pedagogico per introdurlo ai paradossi di Zenone e all’idealismo. Celebre è l’episodio in cui una scacchiera di cedro fu il portale d’accesso ai misteri del tempo e dello spazio.
  • Ne “L’oro delle tigri“, Borges racconta come la scacchiera sia stata per lui il luogo delle prime inquietudini filosofiche, legando il gioco agli enigmi dell’eternità e dell’infinito.

La poesia “Ajedrez”: il giocatore, la pedina, il destino

  • Borges dedica agli scacchi i sonetti “Ajedrez”, pubblicati ne “L’artefice” (1960). Qui la scacchiera diventa allegoria del destino, del libero arbitrio, e del gioco infinito delle cause.
  • Un celebre verso recita:
    “Dios mueve al jugador, y éste, la pieza. ¿Qué dios detrás de Dios la trama empieza de polvo, de tiempo, de sueño y de agonías?”
    (Dio muove il giocator, lui le figure…
    C’è un Dio dietro quel Dio, che impera
    su polvere e Tempo e sogni rotti? Nella mia traduzione)
  • I pezzi ignorano chi li manovra, così come il giocatore ignora di essere mosso da un’altra volontà superiore: una vertigine di scatole cinesi che richiama il mito dello specchio e del labirinto caro a Borges.

Scacchi, labirinti e l’infinito

  • Gli scacchi nella visione di Borges sono metafora dell’infinito, delle possibilità della vita e dell’ambiguità della realtà. Le mosse sulla scacchiera evocano la molteplicità delle strade nei suoi racconti, come ne Il giardino dei sentieri che si biforcano dove “scacchi” è la parola proibita di un indovinello.
  • Borges cita il poeta persiano Omar Khayyam, secondo cui “noi siamo i pedoni della misteriosa partita a scacchi giocata da Dio”, sottolineando la dimensione metafisica e mistica del gioco.

Spunti didattici per educatori e istruttori

  • L’episodio della scacchiera utilizzata per spiegare i paradossi di Zenone è un esempio luminoso di come il gioco possa diventare veicolo di insegnamento interdisciplinare (filosofia, matematica, letteratura).
  • I sonetti di Borges possono essere proposti agli allievi come lettura creativa che invita a riflettere sulle regole, il caso, il destino e la libertà nell’arte degli scacchi.
  • La metafora del labirinto applicata alla scacchiera offre una pista per attività didattiche tese a promuovere la visualizzazione e la pianificazione strategica, nonché per discussioni sulla dimensione etica del gioco.
  • Nel racconto “Emma Zunz” (1948), la protagonista ricorda il padre che “soleva giocare a scacchi con un conoscente, tacitamente“. Questo dettaglio, apparentemente marginale, sottolinea l’importanza del silenzio e della comunicazione non verbale nel gioco degli scacchi, tema che Borges riprenderà nella poesia “I Giusti”. Anche nel racconto “L’immortale”, il protagonista afferma di aver “giocato molto agli scacchi in un cortile del carcere di Samarcanda“, collegando ancora una volta il gioco alla tradizione orientale e alle situazioni di prigionia fisica o metafisica
  • Nella raccolta “La cifra” (1981), Borges incluse diciassette haiku, tra cui uno dedicato esplicitamente agli scacchi: Da quel giorno / non ho più mosso i pezzi / sulla scacchiera. Questo breve componimento, nella tradizione giapponese dell’haiku, condensa in poche parole un’esperienza di perdita e di interruzione. Il tono nostalgico suggerisce che qualche evento significativo – forse la morte di una persona cara o un momento di rottura esistenziale – abbia reso impossibile riprendere il gioco. L’haiku rappresenta il silenzio dopo la battaglia, l’immobilità dei pezzi come testimonianza di un’assenza.

Conclusione

Borges ci insegna che la scacchiera non è solo un campo di battaglia intellettuale, ma un laboratorio infinito di interrogativi esistenziali. Utilizzare aneddoti, poesie e metafore tratte dalla sua opera arricchisce l’esperienza formativa e didattica, avvicinando gli allievi al mistero delle 64 caselle come percorso di scoperta personale.

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