Archivio di Ottobre 2010

Psicomotricità su scacchiera gigante.

La locandia dell'evento, disegnata da Franco Loi

Si avvicina il giorno del primo convegno nazionale dedicato esclusivamente alla “Psicomotricità su scacchiera gigante” da me definita, con una certa enfasi, la nuova frontiera della didattica scacchistica a scuola. In un periodo dove vanno moltiplicandosi gli appuntamenti rivolti a tutti gli educatori ed istruttori – soprattutto nel mondo scolsatico – che suggeriscono per gli scacchi una valenza anche terapeutica (Torino, Pomezia, Frascati…) ci è sembrato interessante invitare i “ponieri” di questa pratica: Alessandro Pompa e Paola Russo, ai quali mi sono ispirato per la mia personale sprimentazione sul campo in diverse scuole di Sassari  (che potete trovare su questo sito , oppure rileggervi il mio articolo per Scacchi012).

L’occasione dell’evento è la conclusione del Corso per Istruttori FSI che è iniziato la scorsa settimana a Cagliari, e che corona un percorso di 8 lezioni presso l’Università degli studi di Sassari: Oristano rappresenterà per tutti la tappa finale verso l’abilitazione, con una novità straordinaria nel panorama nazionale che è la nascente Struttura sarda degli istruttori.

La Struttura degli istruttori avrà la funzione di provvedere ad una formazione permanente di tutti i divulgatori del gioco (abilitati o meno) presso i circoli, le scuole e tutti i contesti sociali in cui possono essere proposti gli scacchi. Il Comitato Regionale guidato da Giovanni Mascia conta molto sulla partecipazione di tutti a questa nuova struttura, che doveva partire già quest’anno come supporto al vivaio regionale, in concomitanza col Grand Prix “La Nuova Sardegna”.

Quindi cosa c’è di meglio di inaugurare la suddetta struttura di un incontro così importante: tanto che la Commissione didattica e scuola della FSI sta già richiedendo un protocollo teorico-operativo da sottoporre ad una sperimentazione scentifica con tutti  i crismi!

Aforisma del giorno

 

Non si può giocare una partita pensando già alla prossima…

L’arrocco.

La lezione di ieri sera alla Ex-Q aveva come argomento l’arrocco. Questa è la domanda spontanea, rivoltami da Francesca: “Ma a cosa serve l’arrocco?” Mi è parso utile spiegarlo ai partecipanti (anche ieri numerosi nonostante il freddo!) sia dal punto di vista tattico, sia dal punto di vista strategico. Ai fini del Blog lo tratterò anche dal punto di vista metaforico.

Per prima cosa ho riepilogato le condizioni necessarie per poter eseguire l’arrocco (spazio libero tra Re e Torre; non aver mosso i pezzi con cui si intende arroccare; non essere sotto scacco e non passare attraverso uno scacco), quindi ho mostrato le principali differenze tra arrocco corto e lungo, e infine ho elencato una serie di difetti nell’arrocco indebolito da mosse di pedone.

Dal punto di vista tattico ho evidenziato i problemi legati agli scacchi sul re esposto al centro della scacchiera: sono spiacevoli le perdite di tempo, ma ancora di più i possibili attacchi doppi che fanno perdere materiale. Dal punto di vista strategico ho mostrato le caratteristiche delle partite in cui si verificano arrocchi omogenei oppure eterogenei.

Il Re al centro della scacchiera.

Come ben sanno tutti i personaggi prestigiosi (o anche meno…) una passeggiata tra la folla è cosa alquanto pericolosa: chiedete pure a John Lennon, a qualche dozzina di monarchi reali, a qualche Papa… Spesso non è sufficiente neppure una nutrita scorta. Certo l’ideale sarebbe quello di non avere avversari, ma non è mai possibile piacere proprio a tutti.

Il Re al centro rappresenta l’egocentrismo: pensare che noi siamo più importanti e che gli altri devono stare ad ascoltarci e a subire la nostra influenza e inziativa. L’egocentrismo però, spesso e volentieri impedisce di comprendere le dinamiche del progresso che ci circonda, di analizzare i difetti della propria posizione, portandoci direttamente verso la disfatta: e il Re è nudo…

Il Re arroccato prematuramente.

Una tendenza opposta può essere quella di chi si arrocca proprio sul lato dove infuria la battaglia. Nel nostro parallelo è la condizione della subalternità, del complesso di inferiorità. Ci si difende per principio, dando così – molto spesso – ragione a chi attacca, e generando la convinzione che si è proprio inferiori: in un circolo vizioso che è la profezia che si autoavvera.

L’arrocco indebolito.

Oppure accade di arroccare per mettere il Re al sicuro, ma poi incoerentemente si rimuove la copertura dei pezzi e pedoni che lo difendono per improvvisare delle manovre di attacco… E’ la condizione degli “altruisti”. Quando la situazione è ancora equilibrata gli altruisti si protendono generosamente a risolvere i problemi dell’umanità: sfamare gli affamati dei più remoti angoli del pianeta; difendere le popolazioni aggredite da eserciti oppressori; andare in capo al mondo per salvarlo… dimenticando i “piccoli” problemi più vicini, come lavare i piatti o rifarsi il letto!