Mikhail Tal: una vita “sacrificata”.

Tutti conoscono Mikhail Tal con il suo celebre soprannome: “il Mago di Riga“. L’immagine che evoca è quella di un genio spericolato, un attaccante implacabile capace di sacrifici apparentemente folli che lasciavano gli avversari senza fiato. Ma questa rappresentazione, per quanto affascinante, racconta solo una parte della storia.

Dietro le combinazioni sbalorditive e lo stile ardito si nascondeva una mente complessa, ironica e sorprendentemente versatile. Questo articolo vuole andare oltre il mito per esplorare alcune delle verità più inaspettate e significative sulla sua vita e sul suo genio, rivelando un uomo la cui grandezza non si limitava alle sessantaquattro caselle.

1. Il suo genio non era solo scacchistico: si laureò con una tesi sulla satira.

Fin da bambino, Tal dimostrò un’intelligenza prodigiosa. Considerato un wunderkind, leggeva a tre anni e a cinque era in grado di moltiplicare mentalmente numeri a tre cifre. Ma il suo talento non si esauriva nel calcolo: possedeva una memoria superba e un orecchio musicale perfetto. Questa mente poliedrica lo portò, a soli 15 anni, a non iscriversi a matematica ma alla facoltà di filologia dell’Università della Lettonia. La sua tesi di laurea non analizzava complesse varianti scacchistiche, ma la satira nel romanzo Le dodici sedie. Questa scelta svela una dimensione letteraria e umoristica del suo intelletto, spesso messa in ombra dalla sua fama sulla scacchiera, e suggerisce che la sua genialità fosse un fenomeno molto più vasto e complesso.

2. I suoi celebri sacrifici non erano solo “corretti”, ma erano i suoi.

La reputazione di Tal è indissolubilmente legata alla sua inclinazione per i sacrifici audaci. Fu lui stesso, con la sua tipica autoironia, a definire il suo approccio al gioco:

Ci sono due tipi di sacrifici: quelli corretti e i miei.

Questa frase non era un’ammissione di spericolatezza, ma la rivendicazione di uno stile unico. Grandi maestri come Robert Hübner e Vladimir Kramnik hanno sottolineato che il metodo di Tal era, in realtà, profondamente strategico. La sua intuizione non si basava sul calcolo puro e analitico, ma sulla solida convinzione che avrebbe ottenuto un’iniziativa duratura e che i suoi pezzi avrebbero assunto posizioni pericolose. Erano queste condizioni a creare problemi così complessi da essere insolubili per un avversario umano. Come notò il suo rivale Botvinnik, Tal giocava con una “logica strettamente pratica“, progettata per disorientare e sopraffare l’uomo, non la macchina.

3. La sua vittoria mondiale fu vista come il trionfo di un “poeta irrefrenabile“.

Nel 1960, sconfiggendo Mikhail Botvinnik, Tal divenne il più giovane Campione del Mondo della storia fino a quel momento. La sua vittoria fu molto più di un semplice risultato sportivo; fu celebrata come un momento simbolico: “il trionfo del poeta irrefrenabile sul freddo tecnicismo materialista”. Ma perché questa definizione? Perché, con il suo istinto e i suoi sacrifici sbalorditivi, Tal era riuscito a capovolgere il concetto di gioco scientifico e disciplinato imposto dalla scuola sovietica del dopoguerra (un ritorno alle origini della stessa, con Alekhine e Chigorin). Il suo trionfo non fu solo personale, ma una rivoluzione contro l’ideologia scacchistica dominante. L’impatto della sua personalità fu così profondo che persino il suo rivale Botvinnik, anni dopo, ne parlò con affetto, ponendo una domanda che rivela tutto:

“Egli è stato amato: non è qui che risiede la felicità?”

Vinse complessivamente sei campionati URSS e, in una sorprendente “seconda onda” di successi tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, il suo stile divenne più solido, posizionale e universale. Nel 1988, confermò la sua reputazione di giocatore velocista vincendo il primo campionato mondiale blitz FIDE.

L’Influenza sul Pubblico:La sua “magia” era un magnete per il pubblico, e il suo successo creò la “febbre degli scacchi” tra i giovani, come notò Anatoly Karpov. Boris Spassky lo definì il “messia degli scacchi” per l’effetto che aveva sul pubblico.
Garry Kasparov lo definì una delle stelle più luminose della storia degli scacchi, un poeta irrefrenabile

4. Divenne, con amaro umorismo, “il più giovane ex Campione del Mondo della storia”.

Il regno di Tal come Campione del Mondo durò solo un anno. Nel 1961 perse la rivincita contro Botvinnik, un risultato attribuito in gran parte ai gravi problemi di salute e alla malattia renale cronica che lo afflissero per tutta la vita. Al suo ritorno a Riga, invece di disperarsi, mostrò la sua incredibile resilienza e il suo spirito irriverente. A sua madre disse:

Mamma, lo sai, sono il più giovane ex Campione del Mondo nella storia degli scacchi!

Questa singola frase racchiude perfettamente la sua personalità: un umorismo capace di sdrammatizzare la tragedia, una forza d’animo straordinaria e la consapevolezza agrodolce delle circostanze che definirono la sua carriera. Riferendosi ai suoi fallimenti nel torneo di Curaçao, Tal dichiarò con ironia che andava “alla grande”: “Ho un rene in meno, ho rovinato il mio torneo e ho anche perso i miei soldi. Quanto al resto, è un disastro totale!” A un fan che gli chiese se fosse vero che fosse un “morphinista” (riferendosi alla morfina usata per i dolori), rispose prontamente: “Cosa intendi, sono un Chigorinista!”

Conclusione: Un Lampo di Luce

Mikhail Tal fu molto più di un brillante giocatore di scacchi; fu una figura complessa il cui genio risplendeva nel suo umorismo, nei suoi interessi letterari e nel suo spirito indomabile di fronte alla sofferenza—un “lampo di luce brillante, una stella che è sorta ed è caduta”, come lo descrisse magnificamente Vladimir Kramnik. La sua eredità ci invita a riflettere. Cosa ci insegna la sua storia sulla vera natura del genio e sull’impronta che lasciamo, al di là dei titoli e delle vittorie?

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