Mercoledì, 10 febbraio

La scacchiera come mappa del "tesoro"

 Questa mattina sarò impegnato con la psicomotricità in altre due prime elementari di altrettante scuole di Sassari: l’8° Circolo ed il 13° Circolo. Sulle premesse teoriche ho già scritto su Scacchi012, a cui rimando il lettore.

Il potenziale di questa emergente metodologia che trae ispirazione dai lavori “pionieristici” di Alessandro Pompa e Filomena Morrone (nel Lazio) e Alessandro Dominici e Paola Russo (in Piemonte) è veramente enorme! In questi primi mesi dell’anno scolastico ho lavorato soprattutto sull’attenzione e sulla capacità di elaborazione dei dati proposti, ma non sono mancati i giochi tipicamente motori e corporei… Come ho scritto qui!

 

Adesso stiamo lentamente passando ad un lavoro più “scacchistico”: facciamo agire col corpo i movimenti particolari dei pezzi… Per esempio utilizzando la palla per il movimento della Torre; salti a piè-pari per il Cavallo; corde per la Regina; percorsi su una sola gamba per l’Alfiere, eccetera.

 

 

 

 

 Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli amici istruttori che mi hanno mandato messaggi al mio indirizzo di posta, spronandoli a farlo tranquillamente sul Blog: a questo serve! E voglio rispondere ad giovane istruttore che mi parlava delle difficoltà a gestire la disciplina degli scolari… Proprio questo vuol’essere l’argomento di questo post odierno.

 Oggi lavorerò con la maestra Michela e la Maestra Domenica. Premetto che con bambini così piccoli l’apporto delle insegnanti è fondamentale, anche per gli istruttori che possano vantare decenni di esperienza: la figura dell’insegnante è quasi un “surrogato” di quella materna e non si può conquistare la fiducia dei bambini senza l’aiuto delle maestre. Per questo io ritengo che l’ideale sia proprio il lavoro in sintonia con gli obiettivi scolastici e con le metodologie pedagogiche già in atto.

                              

Spesso la rumorosità e la vivacità dei bambini (che in genere è comunque segno di grande partecipazione) può essere risolta solo grazie all’autorevolezza della maestra, che conosce meglio i bambini e sa fare leva sulla loro psicologia. Ciò che manca spesso agli istruttori è proprio la conoscenza delle dinamiche tipiche delle classi: magari non hanno difficoltà ad entrare in sintonia con i singoli bambini, ma non sono in grado di gestire la complessità del gruppo.

Ma allo stesso tempo è importante anche che le maestre si appassionino a questo strumento didattico, perchè sono le prime beneficiarie di un accresciuto interesse e una maggiore capacità decisionale degli allievi: quando manca questo interesse l’esperienza rischia di essere troppo poco “scolastica” ed essere vissuta nè più e nè meno come un diversivo didattico.

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