Istituto comprensivo di Osilo

Mercoledì scorso ho ripreso l’attività di istruttore presso l’Istituo comprensivo di Osilo, dove quest’anno – gradita novità – grazie all’interessamento delle rispettive maestre seguirò una terza, una quarta ed un una quinta classe.

L’interesse è soprattutto metodologico, perchè in tutte le scuole si cercano strategie formative per imbrigliare la dispersività degli alunni e catturare la loro attenzione per canalizzarla verso attività propedeutiche al miglioramento generale delle loro prestazioni. Da questo punto di vista il feedback positivo delle maestre conferma il giusto approccio didattico, evidenzia le dinamiche da sviluppare grazie all’ausilio dello strumento ludico.

Come prima lezione ho proposto, per la terza e la quarta, il classico gioco dei nomi (per fortuna sono solo una quarantina!). Il gioco serve a me stesso per iniziare a memorizzare i nomi per rivolgermi a loro chiamandoli sempre per nome. Questo è fondamentale per instaurare da subito l’empatia necessaria per il loro coinvolgimento emotivo alla lezione. (Proprio questo è stato il tema di una mia relazione a Torino agli inizi dell’anno).

Nel corso della prima lezione dunque, con la scusa di introdurre i movimenti dei pezzi, ripasso per 3 o 4 volte tutti i loro nomi, in modo tale da memorizzarli. Questo diventerà basilare per fare assumere ad ognuno di loro una responsabilità ed un impegno particolari. Infatti non è la stessa cosa dire “Un po’ di silenzio, per favore…” oppure “Roberto, Pietro, non chiacchierate!”; piuttosto che :”Fate molta attenzione…” o “Anna, hai capito come muove il Cavallo?”

Questo “agganciare” direttamente la loro identità ha il doppio significato di attribuire a loro l’importanza del proprio ruolo individuale, e all’istruttore la sua autorevolezza, poichè mostra di essere in grado di “vederli” tutti e di guidarli bene. Grazie a questo prezioso espediente la loro curva di attenzione può essere estesa per circa un’ora: il tempo necessario per fargli apprendere senza difficoltà tutte le regole del gioco. L’interattvità delle continue domande dal posto, secondo un esatto ordine, consente di incidere molto sulla loro disciplina, intesa non solo come contegno comportamentale, ma persino psicologico.

Per il resto la lezione è stata la seguente: introduzione della scacchiera per la terminologia (caselle, colonne, traverse, diagonali e coordinate); movimento del pedone (in analogia con la dama); del Cavallo; della Torre; dell’Alfiere; della Regina e del Re; cenni sullo scacco matto.

Per ogni informazione, come già scritto altrove, ho proposto un piccolo quiz ad ognuno per sincerarmi che tutti avevano compreso. Questo procedimento consente di osservare già dalla prima lezione quali bambini hanno maggior bisogno di stimoli alla partecipazione: perchè se non li si individua subito, per loro gli scacchi diventerebbero una tortura, dovendo poi misurarsi con gli altri ed essendo destinati ad una serie demoralizzante di sconfitte.

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