L’importanza dei ruoli.

Il gioco dei mestieri

Ieri mattina ho avuto il secondo incontro ad Ossi coi bambini della scuola dell’infanzia della classe delle maestre Giuseppina Capitta, Margherita Nieddu e Antonella Sanna. Il periodo è molto particolare, dato che siamo ancora in clima carnevalizio e quindi  la propensione naturale dei bambini alla distrazione si è persino accentuata. Si trattava ancora di un incontro “conoscitivo”, tanto più che c’erano anche gli assenti alla precedente lezione. Come è comprensibile, date le dinamiche interne ad una classe di bambini di 5 anni, erano tutti scambiati di posto; così io che sono un pessimo fisionomista ho dovuto ancora riproporre un giochino per consolidare la memorizzazione dei loro nomi. Non potendo azzardare uno dei miei soliti giochi di logica ho provato un gioco di attenzione e memoria. Ho chiesto ad ogni bambino  – uno alla volta – quale mestiere avrebbero voluto fare da grandi, con la condizione che se in 10 secondi non avrebbero “deciso” gliene avrei scelto uno io.
Così al primo bambino ho appioppato il mestiere di verduraio, al secondo di impiegato postale, al terzo di camionista e la quarta ha prontamente scelto la professione di dottoressa. Poi un’altra bambina ha detto di voler fare la “benzinaia”, un altro lo “scavatore”, due poliziotti, due calciatori ecc.

Abbiamo così giocato sino a completare tutta la classe, e grazie a questo gioco abbiamo creato le condizioni per stabilire un rapporto diretto con ogni bambino, che ora si sente sempre chiamare col proprio nome, che verosimilmente mette a propria disposizione una parte di sè (il suo “lavoro” immaginario). Di tanto in tanto quando tendevano a divagare io chiedevo al bambino di turno: “Ti ricordi che mestiere voleva fare Miriam?” e così testavo sia la loro memoria che la loro capacità di attenzione.

Il gioco dei mestieri può fungere  anche per altri risvolti importanti: per esempio mi servirà per scherzare con loro (“Se non fai da bravo di faccio arrestare dal poliziotto”), per farli ragionare sull’importanza delle relazioni (“Non si tratta così la tua compagna, e se domani avessi bisogno di una dottoressa?”), per dargli la dimensione dell’importanza dei ruoli (propedeutico anche al gioco degli scacchi.)  Terminato dunque il gioco dei mestieri ho ripreso il foglio su cui avevamo annotato le regole la settimana scorsa e ho letto ad alta voce le loro stesse proposte. Quindi abbiamo ripreso la “cassa” dei loro soldini accumulati la volta precedente e li abbiamo ridistribuiti ai legittimi proprietari.
Ho quindi mostrato i mazzi delle carte scacchistiche che sostuiranno i foglietti a fine mese, affinché i bambini abbiano cura di non perderli. Ancora una volta i foglietti sono stati utilissimi per mantenere una certa disciplina, anche se rispetto alla prima lezione i bambini erano un po’ più irrequieti e c’è voluto anche il ricorso ad altri incentivi (le caramelle distribuite dalla maestra Giuseppina) e disincentivi (le sgridate ed i rimproveri quando il comportamento era di vero disturbo).
Ma ancora una volta sento di dover encomiare la condotta di questi bambini, che per mia esigenza hanno dovuto “sorbirsi” ancora una lezione con poca azione corporea: ma già dalla settimana prossima inizierà la psicomotricità vera e propria.

La scacchiera ideografica

Intanto però per questa lezione avevo previsto un passaggio intermedio dalla loro osservazione della scacchiera ideografica (dove avevo previsto un ripasso del movimento del Re) e la scacchiera gigante che costruiremo all’interno della scuola: cioé fare un lavoro sulle scacchiere vuote.
Ho quindi distribuito una scacchiera per ogni coppia, dando ad un bambino il ruolo di fare il “Re bianco” e al compagno il “Re nero”. Ho posizionato i due Re sulla scacchiera verso un vertice (affinchè potessero avere un punto di riferimento); quindi abbiamo chiesto ai bambini di mettere un dito sulla loro scacchiera in corrispondenza del Re che stavano rappresentando. Sono state necessarie diverse spiegazioni, ma poiché per me si trattava di una sorta di pre-test (e perché no, di pretesto!) abbiamo lasciato totale libertà nella loro esecuzione.

L’impressione è che la maggior parte di loro hanno compreso di dover mettere il dito o su una casa bianca o su una nera a scelta, quasi indipendentemente dalla figura dei Re sulla scacchiera ideografica. Allora ho cambiato la disposizione dei due Re posizionandoli ai vertici opposti della grande diagonale scura, e abbiamo chiesto ai bambini di ripetere l’esercizio, e ho osservato la loro capacità di attenzione e di rielaborazione!
Nel corso di questo laboratorio ci serviremo anche di griglie disegnate dove far fare ai bambini altre esperienze, di pre-grafismo di calcolo, di orientamento spaziale, coordinazione fine ecc.

I percorsi.

Siamo quindi passati all’ultimo gioco, dove per catturare ancora l’attenzione residua ho premiato con dei “soldini” di carta i bambini che eseguivano l’esercizio alla scacchiera. Ho messo il Re nero ed un Cavallo nero sulla scacchiera chiedendo ai bambini di far arrivare – passo dopo passo – il Re dal Cavallo, cercando di evitare i fuochi. Devo dire che anche in questo caso sono rimasto sorpreso nel vedere in qualcuno la perspicacia di individuare il percorso in diagonale e persino attraverso i fuochi, che invece anche in seconda o terza elementare vengono evitati a costo di lunghe “passeggiate”…

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