Giocomotricità su scacchiera gigante.

Lo spunto per questo post è l’aperto scetticismo che ancora circola tra gli istruttori di scacchi, più inclini alla didattica tradizionale orientata all’agonismo, su quella che io ho definito con un po’ di enfasi come la nuova frontiera della didattica scacchistica per bambini.

Dopo la fase pionieristica portata avanti in Italia da Alessandro Pompa, autore di due libri sull’argomento (Gli scacchi e i bambini e il più recente Scacchi speciali per bambini piccoli) la nuova metodologia, intesa come attività di pre-scacchi utile a far interiorizzare i concetti spaziali ai bambini facendoli agire col proprio corpo, è stata sviluppata ai massimi livelli grazie all’intuito di Alessandro Dominici, che l’ha portata a livello mondiale, con la squadra composta tra gli altri dalle sorelle Claudia ed Irene Pulzoni e  Paola Russo, autori del primo protocollo didattico per insegnanti e istruttori: Giocomotricità su scacchiera gigante.

Ricordo solo brevemente i grandi successi e riconoscimenti avuti dall’Alfiere Bianco:
– L’adozione della FIDE e dell’ECU della metodologia nell’ambito dell’EYS Program (Early Years Skills)
L’introduzione della metodologia nel protocollo SNAQ della FSI
Avvio del Progetto CASTLE in Europa
Il riconoscimento dell’ERASMUS di Success story, dopo quello delle Best practices

In tutta Italia ora si moltiplicano le esperienze in tal senso, oltre al sottoscritto cito solo i preziosi contributi dati dall’insegnante Maria Beatrice Rapaccini, Rosario Lucio Ragonese e Carla Mircoli, Alessandra Arnetta, Carmelita Di Mauro e tantissimi insegnanti che hanno realizzato meravigliosi progetti.

 

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