Sulle spalle dei giganti.

1. Introduzione
Nel percorso di ogni scacchista arriva un momento in cui i progressi rallentano e la domanda sorge spontanea: come superare questo stallo? La risposta più potente, spesso sottovalutata, non risiede certo nella memorizzazione di infinite varianti di apertura che raramente si verificano sulla scacchiera. Uno dei metodi di studio più efficaci e profondi consiste invece nell’analizzare le partite giocate e commentate dai grandi maestri del passato e del presente. Questo approccio ci permette di salire “Sulle spalle dei giganti” (Per citare il titolo di un grande classico di Mikhail Marin) e di assorbire i principi strategici che governano il gioco a un livello che la semplice teoria non può raggiungere.
2. Oltre la singola mossa: assorbire strategia e intuizione
Il vero valore dello studio delle partite dei campioni non risiede nel copiare le loro mosse, ma nel comprendere il perché di tali mosse. Analizzare una partita di un Grande Maestro significa entrare nella sua mente, seguire il suo filo logico e capire come valuta la posizione, come formula un piano e come reagisce alle idee dell’avversario. Questo processo non arricchisce solo la conoscenza teorica, ma sviluppa un “senso” per la posizione, un’intuizione scacchistica che guida le decisioni anche in situazioni non familiari.
L’analisi di partite modello, ad esempio quelle di Bobby Fischer, insegna l’importanza di migliorare pazientemente la propria posizione prima di lanciare un attacco decisivo. Come evidenziato in World Chess Champion Strategy Training for Club Players, Fischer era un maestro nel trasformare un piccolo vantaggio in una vittoria senza concedere al suo avversario la minima possibilità.
3. Costruire una biblioteca mentale di schemi e idee
Ogni partita di un campione che viene analizzata in profondità aggiunge un nuovo volume alla nostra “biblioteca mentale”. Questa metafora descrive perfettamente il processo di apprendimento: non stiamo imparando singole mosse, ma interi schemi strategici, tattici e di finale. Quando ci troveremo in una posizione simile durante una nostra partita, il nostro cervello sarà in grado di recuperare l’idea corretta da questa biblioteca, riconoscendo un’opportunità che altrimenti sarebbe passata inosservata.
Questo riconoscimento di schemi (pattern) diventa particolarmente cruciale nei finali. Molte partite a livello di club vengono decise da una valutazione errata del finale imminente. Sapere in anticipo se una certa semplificazione porta a una posizione vinta o patta è un vantaggio inestimabile. (“How great it is for a practical player to know whether the ending you are about to liquidate into is a win or not!” – Herman Grooten, Chess Endgames for Club Players)
Questa conoscenza pratica dei finali non è un’abilità isolata; è una manifestazione della comprensione delle “Leggi Nascoste degli Scacchi” (The Hidden Laws of Chess). Sapere che un finale è vinto, infatti, deriva da un profondo giudizio posizionale che trascende il calcolo immediato. In definitiva, questo studio ci aiuta a comprendere quei principi profondi che guidano i grandi giocatori verso un giudizio corretto della posizione e, di conseguenza, verso le mosse migliori.
4. Una lezione fondamentale: la pazienza
Una delle qualità che più spesso manca ai giocatori di club è la pazienza. L’impulso di attaccare prematuramente o di cercare una combinazione decisiva dove non esiste è una causa comune di sconfitta. Lo studio delle partite dei grandi maestri è l’antidoto a questa fretta: ci insegna che la pazienza non è passività, ma preparazione mirata. Impariamo il valore della profilassi—il prevenire i piani dell’avversario prima che si materializzino—e della costruzione graduale di un vantaggio. I campioni raramente si affrettano; piuttosto, come abili costruttori, accumulano piccoli vantaggi finché la posizione dell’avversario non crolla sotto il proprio peso, senza un singolo colpo appariscente.
Consiglio: La mancanza di pazienza è probabilmente la causa più comune di una sconfitta, o di una patta in partite che avrebbero dovuto essere vinte. – GM Bent Larsen (da Improve Your Middlegame Play)
5. La propria Storia
Per uno scacchista italiano, lo studio della storia ha anche il valore aggiunto di riscoprire le proprie radici. La rubrica “Gli italiani contro i top del mondo” sulla rivista Scacchitalia ha avuto proprio lo scopo di: “arricchire la conoscenza storica del nostro movimento“.
Rievocare non solo la patta di Sacconi contro Alekhine, la vittoria di Tatai contro Larsen o quella di Zichichi contro Spassky, ma anche le vittorie di Rosselli Del Turco contro Tarrasch, quella di Castaldi su Reshevsky, o le patte di Calapso con Petrosian, di Godena contro Shirov e Ponomariov, e di Arlandi con Gelfand, non è un mero esercizio di celebrazione. È un modo per ricollegarsi a una tradizione nazionale e comprendere meglio la ricchezza storica del nostro percorso scacchistico.
6. Conclusione: da dove iniziare?
Iniziare è semplice. Scegli un campione il cui stile ti affascina: potrebbe essere José Raúl Capablanca per la sua tecnica cristallina nei finali, Mikhail Tal per i suoi attacchi geniali e i suoi sacrifici, o Anatoly Karpov per la sua maestria nella profilassi e nel gioco posizionale. Procurati una raccolta delle sue migliori partite commentate e inizia a studiarle, una alla volta, senza fretta. Cerca di capire il piano dietro ogni mossa, mettendoti nei panni del campione. La chiave, come in ogni disciplina, è la costanza. Dedica un po’ di tempo ogni settimana a questo tipo di studio, e i risultati non tarderanno ad arrivare. Lavorando in modo sistematico con il materiale giusto, come insegna il maestro Vladimir Popov, il progresso è garantito. Ogni partita studiata non è solo una lezione, ma un dialogo con un campione: un passo in più sulle spalle di un gigante, verso una visione più chiara della scacchiera.