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“Intrattenimento” con gli scacchi.

Questo post potrebbe far storcere il naso ai bravissimi istruttori che contano di poter trasferire nei propri allievi quante più nozioni tecniche sugli scacchi. Infatti, in questo post, mi propongo di affrontare una tematica diversa, concentrata soprattutto sull’aspetto ludico del gioco.

Lo spunto mi viene da una domanda sottesa che si fanno molti istruttori di scacchi, in tutte le latitudini, quando devono seguire gruppi di bambini spesso anche sotto i 7 anni. La domanda è “Siamo istruttori o intrattenitori?”, cioé stiamo facendo un corso di scacchi o semplice baby-parking?

Come ho già detto decine di volte l’etimologia della parola “talento” significa piacere, quindi ritengo che più i bambini si divertano e si appassionino, più è probabile che sviluppino anche il talento vero e proprio, che sarà forse anche innato, ma che spesso deve essere portato alla luce nella giusta modalità. I bambini piccoli hanno diritto al loro divertimento e ciò che li annoia non ha diritto di cittadinanza nelle loro attività di tempo libero.

Detto questo però voglio anche suggerire ai miei colleghi alcune tecniche per far giocare i bambini con gli scacchi ma senza “costringerli” al rigore e alla disciplina di un tradizionale corso di scacchi (sì, è vero questo è più vicino al baby-parking). Intanto segnalo alcune metodologie quasi sempre di scacchi eterodossi,  già discusse in questo blog:

Faine e galline

Gli scacchi di Pollicino

Vinciperdi o Mangia-mangia

La variante di Sorso

Tempo contro materiale

La variante di Osilo

Nei giorni scorsi ho sperimentato una versione soft di scacchi alla cieca: due bambini si affrontano sulla scacchiera murale senza poter utilizzare i pezzi e cercando di giocare ricostruendo la posizione mentalmente a memoria. Ma questo è già un gioco da consigliare ai bambini più esperti, perché per gli altri è soprattutto un altro modo per “bisticciare”… 😀
In un altro post, che ora non ritrovo, avevo proposto anche una partita bianchi contro bianchi o neri contro neri (che in pratica è ancora una variante del gioco alla cieca!)

Infine rimando alle molteplici possibilità di scacchi eterodossi già conosciute in “letteratura”: questo è un bel sito a tale proposito!

Le città degli scacchi

Dal mese di marzo ho iniziato un progetto scolastico che mi sta molto a cuore perché integra gli scacchi a molteplici abilità, a diverse discipline scolastiche (letteratura, arte, geografia, geometria, storia…) e nelle mie intenzioni dovrebbe anche favorire uno scambio con altre scuole e col territorio.
Ma andiamo con ordine: il progetto si chiama “Le città degli scacchi” e dopo i primi esperimenti all’Istituto comprensivo di Osilo e presso la scuola primaria di Latte dolce è approdato all’ottavo circolo didattico che comprende i plessi di via Civitavecchia, via Genova e via Washington (scuola dove ho perfezionato il mio metodo ideografico).
Inizialmente il progetto doveva coinvolgere una decina di classi di quarta e quinta, poi però abbiamo dovuto rivolgerlo solo alle quinte per l’esiguità del tempo disponibile. Attualmente siamo a due terzi del primo step (nei prossimi anni lo estenderò finalmente a più direzioni didattiche) che ha visto la produzione di testi, disegni e nuovi nomi dei matti per le mie carte scacchistiche.

Infatti il progetto è il banco di prova per il mio metodo ideografico: partendo da una pagina del  testo di  Italo Calvino, “Le città invisibili” (in cui idealmente ogni città è una casella, o una partita di scacchi), si individua una batteria di pezzi (qui potete trovare una bozza relativa alle batterie) e si fanno trovare dei quadri di matto; quindi si chiede ai bambini di attribuire un nome ad ogni quadro di matto (come nelle mie carte); individuati 5 nomi si scrivono alla lavagna e durante la settimana i bambini devono scrivere una storia che comprenda le 5 parole tematiche, oppure possono scegliere di disegnarle, lavorando individualmente oppure in gruppi.

Dopo questa fase di individuazione dei quadri di matto e di ricerca dei nomi rimane sempre una mezz’ora per fargli giocare delle partite libere. Altre volte abbiamo anche provato a dedurre i quadri di matto e le relative denominazioni di fantasia direttamente dalle loro partite (cosa che ci ha risparmiato una certa confusione legata alla foga partecipativa dei bambini) e così ci siamo un po’ allontanati dal progetto originario, ma questo mi ha dato modo di cogliere altre potenzialità di questo progetto che io vorrei portare avanti per una decina di anni, per realizzare un libro ed uno spettacolo teatrale in occasione del centenario dalla sua nascita che cadrà appunto nel 2023. Ho già in parte spiegato perché ho scelto questo libro (si veda questo mio vecchio post), ma la cosa che mi affascina è l’aver scoperto che le città raccontate da Calvino sono curiosamente 64 (come le caselle della scacchiera) se si considerano anche quelle nominate e non indicizzate e la città natale di Marco Polo e del Kublai Kan. Non mi pare di aver visto quest’intuizione in nessuna critica letteraria e proprio questa tesi mi ha spinto a iniziare questo progetto: “Le città invisibili” sono una grande metafora scacchistica!

Napoleone e gli scacchi.

Questo pomeriggio ero impegnato al Convitto del  Canopoleno,  con bambini di età compresa tra i 6 e gli 8 anni. Nelle ultime settimane, complice forse il clima oppure l’incipiente fine dell’anno scolastico, ho dovuto davvero sudare le proverbiali sette camicie per farli star buoni.
Erano piuttosto distratti durante la spiegazione della lezione (nonostante io mi ingegni sempre di trovare degli argomenti molto divertenti) e soprattutto erano molto rumorosi durante le partite libere.
Così oggi ho voluto provare con un po’ di “affabulazione” e ho provato con la figura mitica dell’imperatore Bonaparte, ho catturato la loro attenzione dicendo che gli  avrei mostrato una famosissima partita vinta contro un altro generale. Incredibilmente la cosa ha funzionato: oltre ad essere molto interessati, mi ponevano continuamente domande, sono stati curiosi sino all’ultima mossa e non si perdevano i miei commenti (spesso “romanzati”) sui due personaggi.
In alcuni punti chiedevo loro come avrebbero giocato la mossa successiva e anche questo espediente ha ravvivato la lezione… Insomma esperimento perfettamente riuscito, anche se durante le partite libere i decibel non sono certo diminuiti!

Per la cronaca ecco la “famigerata” partita tra Napoleone e il generale Bertrand:


[pgn

[Event “St Helena”]

[Site “St Helena”]

[Date “1820.??.??”]

[Round “?”]

[White “Napoleon Bonaparte”]

[Black “General H Bertrand”]

[Result “1-0”]

[ECO “C44”]

[PlyCount “35”]

[EventDate “1820.??.??”]

1. e4 e5 2. Nf3 Nc6 3. d4 Nxd4 4. Nxd4 exd4 5. Bc4 Bc5 6. c3 Qe7 7. O-O Qe5 8.

f4 dxc3+ 9. Kh1 cxb2 10. Bxf7+ Kd8 11. fxe5 bxa1=Q 12. Bxg8 Be7 13. Qb3 a5 14.

Rf8+ Bxf8 15. Bg5+ Be7 16. Bxe7+ Kxe7 17. Qf7+ Kd8 18. Qf8# 1-0

[/pgn]