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Il “rischio” negli scacchi

Oltre il mito del calcolo infinito
Quando pensiamo a un grande maestro di scacchi, la nostra mente evoca l’immagine di un genio sovrumano, capace di calcolare decine di mosse in anticipo con precisione infallibile. Ma questa è solo una parte della storia. La vera maestria non risiede nella ricerca di una perfezione oggettiva, ma nell’arte di gestire l’incertezza. Ogni campione ha sviluppato una filosofia unica per navigare le acque turbolente della competizione, imparando non a eliminare il rischio, ma a gestirlo e incanalarlo come un’arma.
Questo articolo esplora cinque di queste strategie sorprendenti, mappando uno spettro di approcci al rischio che va dal caos calcolato alla profilassi spietata. Queste lezioni, forgiate nelle battaglie più intense, offrono una nuova prospettiva sulla strategia che va ben oltre la scacchiera.
“Analisi lunga, analisi sbagliata”: La saggezza di Bent Larsen contro la paralisi decisionale
Il Grande Maestro danese Bent Larsen era una delle figure più anticonformiste nella storia degli scacchi. Guidato da un “ottimismo quasi illimitato”, il suo approccio anti-dogmatico lo spingeva a creare posizioni volutamente sbilanciate, dove il suo rischio era principalmente strategico, non tattico come quello di altri aggressori. Credeva fermamente che un calcolo eccessivamente profondo, specialmente sotto la pressione del tempo, conducesse inevitabilmente all’errore e alla “paralisi da analisi“. Invece di perdersi in infinite varianti, preferiva fidarsi dell’intuizione esperta per prendere decisioni pratiche.
La sua filosofia è cristallizzata in una massima tanto semplice quanto potente:
“Una volta ho detto ‘analisi lunga, analisi sbagliata’ e questo si applica anche al calcolo“.
Questa idea è una formidabile difesa cognitiva contro l’eccesso di analisi. Invece di inseguire un’impossibile perfezione oggettiva, l’approccio di Larsen privilegia l’azione e l’imposizione di una costante pressione sull’avversario. È un invito a fidarsi del proprio giudizio quando la ricerca della mossa “perfetta” rischia di consumare tempo ed energie preziose.
Creare il caos: la “foresta oscura” di Michail Tal
Se il rischio di Larsen era strategico e calibrato, quello di Michail Tal, il “Mago di Riga“, era puro istinto e caos tattico. Maestro indiscusso della guerra psicologica, la sua strategia era tanto brutale quanto geniale: effettuare sacrifici materialmente discutibili per creare posizioni di una complessità tale da sopraffare psicologicamente e cognitivamente i suoi avversari. Non cercava la mossa oggettivamente migliore, ma quella che avrebbe generato il massimo scompiglio.
Il suo obiettivo era trascinare l’avversario in una “foresta fitta e oscura dove 2+2=5“, un territorio in cui la logica e il calcolo preciso cedevano il passo alla pressione psicologica. La sua filosofia è riassunta in una delle citazioni più famose della storia degli scacchi:
“Ci sono due tipi di sacrifici: quelli corretti e i miei”.
Il genio di Tal non risiedeva nella correttezza matematica delle sue combinazioni, ma nella profonda comprensione dei limiti della cognizione umana. Sapeva che, sotto stress, anche il più grande giocatore poteva crollare di fronte a una complessità che superava la sua capacità di analisi.
Vincere stritolando: la profilassi spietata di Anatoly Karpov
Se Tal immergeva i suoi avversari nel caos, Anatoly Karpov rappresentava il polo opposto: la ricerca ossessiva del controllo e della chiarezza. Soprannominato il “Boa Constrictor“, il suo stile non era basato su attacchi spettacolari, ma su una lenta e inesorabile pressione che soffocava l’avversario. La sua filosofia era incentrata sulla minimizzazione del rischio e sul raggiungimento di un controllo totale attraverso la profilassi: l’arte di anticipare e neutralizzare i piani dell’avversario prima ancora che potessero concretizzarsi.
Mentre Tal cercava la confusione, Karpov preferiva la chiarezza posizionale, evitando scrupolosamente le “scatole nere” di incertezza tattica. Il suo approccio era metodico, volto a costruire vantaggi minimi ma inattaccabili. La forza di questa strategia risiede nel suo impatto psicologico. Karpov vinceva lasciando gli avversari senza contromosse, con una crescente sensazione di impotenza. Non li sconfiggeva con un colpo da KO, ma li stritolava lentamente fino a farli arrendere per mancanza di ossigeno strategico.
La complessità come arma: il calcolo coercitivo di Garry Kasparov
Garry Kasparov rappresenta una sintesi unica di dinamismo aggressivo e rigore analitico. A differenza di Tal, non creava semplicemente il caos; trasformava la complessità in un’arma, sostenuta da un calcolo profondo e spaventosamente preciso. Il suo metodo era il “Calcolo coercitivo“: indurre l’errore tramite pressione e precisione.
La sua filosofia è perfettamente riassunta dalla sua convinzione che “se fai 10 minacce di fila, il tuo avversario commette un errore”. A differenza dei sacrifici speculativi di Tal, le minacce di Kasparov erano supportate da una preparazione teorica senza precedenti e da un’analisi rigorosa.
In diretto contrasto con Larsen, Kasparov era un “massimalista” del calcolo. Per lui, un’analisi profonda non era un rischio di paralisi, ma una garanzia per assicurarsi che i suoi attacchi dinamici fossero oggettivamente fondati e quasi impossibili da difendere per un essere umano.
Vincere essendo umani: il pragmatismo di Magnus Carlsen nell’era dei computer
Magnus Carlsen domina l’era moderna, un’epoca in cui i motori scacchistici hanno raggiunto una perfezione quasi divina. Il suo genio consiste nel “vincere essendo umano“. Invece di imitare le macchine, ne ha compreso i limiti e ha adattato la sua strategia di conseguenza.
Il suo approccio al rischio si è spostato dai sacrifici tattici audaci a un investimento di tempo e resistenza in posizioni che richiedono una difesa perfetta e prolungata. Sposta la lotta nei lunghi finali, dove può sfruttare la sua resistenza fisica e mentale superiore per capitalizzare sulla fatica e sui piccoli errori pratici che gli avversari commettono dopo ore di gioco.
Il suo approccio al calcolo è un adattamento moderno al principio di Larsen. Si concentra in modo strutturato e mirato su “Controlli, Catture e Minacce” (Checks, Captures, Threats), un’analisi intelligente e mirata, non estenuante, perfettamente adatta ai limiti di tempo del gioco agonistico. È la dimostrazione che l’intuizione umana, potenziata da una preparazione rigorosa, è ancora l’arma decisiva.
Conclusione: qual è la tua filosofia del rischio?
Le diverse filosofie di questi cinque geni dimostrano che non esiste un’unica via per la maestria. Esiste invece un intero spettro di approcci per gestire l’incertezza, con ai due estremi il rischio puro e caotico di Tal e il rischio minimale e profilattico di Karpov. Ciascuno ha trovato un modo personale per trasformare il rischio da minaccia a opportunità.
Mario Napolitano: un Grande Maestro!

Mario Napolitano: Un ponte tra il tavolino e la corrispondenza
Breve profilo
Mario Napolitano (1910-1995) fu il primo italiano a conquistare il titolo di Grande Maestro per corrispondenza. Nato ad Acquaviva delle Fonti e vissuto a Firenze, fu protagonista di una carriera longeva sia nel gioco a tavolino che negli scacchi per corrispondenza.
Carriera a tavolino
- Esordì a Venezia 1928 (5° posto).
- Ottenne il titolo di Maestro FSI nel 1935.
- Partecipò a venti finali del Campionato Italiano tra il 1935 e il 1972, classificandosi secondo in quattro occasioni e terzo in altre sei.
- Fece parte della nazionale italiana alle Olimpiadi di Varsavia 1935 e Stoccolma 1937.
- Nel 1942 affrontò Alexander Alekhine al Campionato Europeo di Monaco, resistendo per quasi 70 mosse.
Carriera per corrispondenza
- Vinse i primi due Campionati Italiani per corrispondenza (1941 e 1947).
- Ottenne il miglior risultato italiano al primo Campionato del Mondo ICCF (1950-53), classificandosi formalmente terzo ma, secondo i nuovi criteri, sarebbe stato secondo.
- Titolo di Grande Maestro per corrispondenza nel 1959.
- Pubblicò le sue partite in un libretto molto apprezzato e partecipò anche al 2° e 3° Mondiale.
Vita a Firenze e aspetti umani
- Fu segretario generale del Comune di Firenze e contribuì molto all’ambiente scacchistico locale.
- Ricordato come gentile, disponibile, punto di riferimento per i giovani come testimonia Sergio Mariotti (Qui trovate un bellissimo suo articolo per Uno Scacchista).
- Importante il suo contributo per “salvare” il Circolo Scacchistico Fiorentino quando rimase senza sede.
Eredità e rilievo oggi
- Il suo secondo posto al Mondiale per corrispondenza rimase il miglior risultato italiano fino al 2013.
- Simbolo di equilibrio tra vita professionale e alta performance scacchistica.
- Rappresenta un modello storico e umano, ancor oggi attuale per chi vuole conciliare passione e professione.
Il filo d’Arianna: l’iniziativa come principio guida negli scacchi

Il filo d’Arianna: l’iniziativa come principio guida negli scacchi
Introduzione: oltre l’attacco, imporre la propria volontà
«Anche se si dà loro abbastanza tempo per funzionare, i motori scacchistici non sono in grado di confutare il 90% dei sacrifici di Tal. C’è sempre una compensazione anche contro la migliore difesa, e la maggior parte delle volte è sufficiente almeno per un pareggio.» Ivan Sokolov, Sacrifice and initiative in chess
Questa riflessione di Ivan Sokolov sfata uno dei miti più resistenti della storia degli scacchi: l’idea che il genio di Mikhail Tal si fondasse su bluff audaci e insostenibili. Al contrario, la sua arte era radicata in una profonda comprensione dell’iniziativa. L’iniziativa non è semplicemente “attaccare“; è la capacità di un giocatore di imporre il proprio piano, di dettare il ritmo e la direzione della partita, costringendo l’avversario a una catena infinita di reazioni. È il principio che distingue chi guida da chi segue.
Il suo opposto è ciò che Jeremy Silman, in The Amateur’s mind, definisce “sudditanza“: lo stato in cui un giocatore smette di implementare le proprie idee per reagire passivamente a quelle dell’avversario. Perdere l’iniziativa significa cedere il controllo del proprio destino sulla scacchiera.
Nelle arti marziali (in cui come nella scherma o altri sport di lotta l’azione è simultanea) un concetto analogo è dato dal Sensen no sen ed il Go no sen che esemplificando possono significare prendere l’iniziativa o cedere l’iniziativa, secondo questa tabella:
| Caratteristica | Sensen no sen (anticipo) | Go no sen (Reazione) |
| Timing | Prima dell’inizio dell’attacco avversario | Dopo che l’attacco avversario è iniziato |
| Azione principale | Attaccare o contrattaccare simultaneamente alla partenza dell’attacco avversario | Bloccare/deviare l’attacco e poi contrattaccare |
| Natura | Anticipo, attacco sull’intenzione | Reazione, attacco sulla manifestazione dell’attacco |
In questo articolo esploreremo come il principio dell’iniziativa si manifesti in ogni fase della partita — apertura, mediogioco e finale. Attingendo a un’ampia gamma di fonti, dai manuali tecnici alle testimonianze dei grandi maestri, tracceremo il filo d’Arianna che permette di navigare con sicurezza nel labirinto degli scacchi.
1. La dimensione psicologica: audacia, rischio e sorpresa
L’iniziativa non nasce solo sulla scacchiera, ma prima di tutto nella mente del giocatore. Igor Smirnov, nel suo libro Champion Psychology, analizza la scelta critica tra una mossa ambiziosa ma rischiosa e un’alternativa sicura. Le cosiddette “chicken moves” (mosse pavide) non danneggiano solo la posizione oggettiva, ma erodono lo spirito combattivo. L’esortazione di Smirnov è chiara: «[I campioni] giocano sempre con audacia. Sono sempre pronti a entrare in varianti rischiose e complesse».
Questo approccio mentale si traduce in scelte strategiche concrete, come dimostra l’aneddoto sul match di Campionato del Mondo tra Topalov e Anand. Come riportato in Anand move by move, Topalov «giocò in modo molto aggressivo e rischioso» per prendere il controllo ed evitare di arrivare agli spareggi a tempo veloce, dove considerava Anand favorito. L’iniziativa diventa così uno strumento per plasmare non solo la partita, ma l’intera competizione.
Esiste anche una forma più sottile di iniziativa psicologica. Tigran Petrosian, come descritto in Defend like Petrosian, era maestro dello “stile da handicap” (“odds-giving style“), in cui un giocatore gioca deliberatamente in modo non ottimale per attirare l’avversario fuori dalla sua zona di comfort e prenderne il controllo psicologico. È un promemoria che, come recita il motto da Risk & bluff in chess, la fortuna aiuta gli audaci: “Fortune favours the brave!”.
2. Conquistare l’iniziativa in apertura
La lotta per l’iniziativa inizia fin dalla prima mossa, ma può manifestarsi in modi radicalmente diversi.
L’approccio classico e posizionale è incarnato dallo stile di José Raúl Capablanca, come delineato in Jose Raul Capablanca the chess phenomenon. La sua era una costruzione metodica dell’iniziativa, basata su quattro passaggi sequenziali:
- Guadagnare un vantaggio di spazio.
- Piazzare armoniosamente i pezzi.
- Forzare debolezze nella posizione nemica.
- Forzare la vittoria con un sacrificio.
Un elemento chiave in questa visione è il controllo del centro. Come spiega Cyrus Lakdawala in 1…d6 Move by move, quando il Nero riesce a giocare …d5, egli «conquista un’enorme porzione di spazio centrale», compiendo un primo, fondamentale passo per prendere l’iniziativa.
A questo approccio si contrappone quello ipermoderno. Aperture come la Pirc e la Moderna, descritte in A Simple chess opening repertoire for white, si basano su un’idea diversa: il Nero permette deliberatamente al Bianco di occupare il centro con i pedoni, per poi attaccarlo e minarlo in un secondo momento. È una lotta per l’iniziativa più indiretta, che mira a trasformare la forza apparente del centro bianco in una debolezza. Questi due approcci non sono che due facce della stessa medaglia: una lotta per decidere non solo chi controllerà il centro, ma quando e come quel controllo verrà esercitato.
3. L’iniziativa nel mediogioco: pressione, tattica e sacrificio
Nel mediogioco, il filo dell’iniziativa si tende al massimo, raggiungendo il suo apice attraverso la pressione posizionale, i colpi tattici e l’arma del sacrificio.
3.1 L’iniziativa posizionale: strangolare l’avversario
L’iniziativa non richiede sempre un attacco diretto al re. Lo stile di Anatoly Karpov, analizzato nei libri di Tibor Karolyi, è l’esempio perfetto di come un giocatore possa migliorare costantemente e inesorabilmente la propria posizione, limitando le opzioni dell’avversario fino a strangolarlo. Ogni mossa aumenta la pressione, riduce lo spazio di manovra nemico e prepara il terreno per il collasso.
Un concetto strategico fondamentale per questo tipo di iniziativa è il principio delle due debolezze. Come spiegato in Bishop versus knight, l’iniziativa posizionale consiste spesso nel creare una debolezza su un lato della scacchiera, costringendo l’avversario a concentrare lì le sue difese, per poi aprirne una seconda sull’altro lato, costringendo l’avversario a una difesa impossibile su due fronti.
3.2 L’iniziativa tattica: il colpo inatteso
A volte, l’inerzia di una partita può essere ribaltata da una singola mossa. Nella partita Keres-Fischer, commentata in Bobby Fischer 60 more memorable games, la mossa 26…Txc2! è descritta con l’esclamazione: «Un colpo dal nulla!». Questo tipo di mossa tattica afferra immediatamente l’iniziativa, costringendo l’avversario a passare da una fase di consolidamento a una di difesa disperata.
Uno degli strumenti più potenti per generare un’iniziativa tattica improvvisa è la rottura centrale. Il concetto di “Strike in the centre“, illustrato in Improve your attacking chess, mostra come una spinta di pedone nel cuore della scacchiera possa improvvisamente attivare tutti i pezzi, aprire linee e diagonali e dare inizio a un attacco decisivo.
3.3 L’arma suprema: il sacrificio di qualità
Il sacrificio di qualità — cedere una torre per un pezzo minore — è una delle armi più potenti per ottenere l’iniziativa. Monster your middlegame planning distingue due tipologie principali, attribuendone la popolarità a due giganti degli scacchi:
- Active exchange sacrifice: Tipico di Mikhail Botvinnik, mira a distruggere la struttura pedonale nemica o ad aprire linee per un attacco.
- Passive exchange sacrifice: Associato a Tigran Petrosian, è un sacrificio posizionale volto a consolidare una struttura solida o a stabilire un blocco duraturo.
Questi sacrifici non sono sempre frutto di calcoli precisi e interminabili. Spesso, l’intuizione gioca un ruolo chiave. Come riporta Alexander Alekhine in Alekhine’s Odessa secrets riguardo a un suo sacrificio di qualità posizionale, la decisione fu presa «sentendo intuitivamente che avrei ottenuto un’ampia compensazione per la qualità», dimostrando come l’istinto dei grandi campioni li guidi verso la conquista dell’iniziativa.
4. L’iniziativa nel finale: la lotta non è finita
Anche nel finale, quando la scacchiera si svuota, il filo dell’iniziativa non si spezza; si trasforma, guidando ora la carica del re e la marcia dei pedoni. La lotta per il vantaggio assume forme diverse ma altrettanto decisive.
4.1 Il Re attivo: il condottiero del finale
Nel finale, il re si trasforma da pezzo da difendere a pezzo più potente. Come spiega Jesus de la Villa in 100 endgames you must know, i concetti chiave sono “tagliare fuori il Re” avversario (“cutting off the king”) e occupare le “case chiave” (“key squares”). Un Re attivo può letteralmente spingere via il Re avversario con manovre di “shoulder-charging” (letteralmente ‘spallate’, in cui un Re ne scaccia un altro per guadagnare accesso a case decisive), aprendo la strada ai propri pedoni e limitando le speranze nemiche.
4.2 L’arma dei pedoni passati
I pedoni passati sono una fonte naturale e potente di iniziativa nel finale. La loro minaccia di promozione costringe l’avversario a una difesa passiva. Sam Shankland, in Small steps 2 success, analizza come Topalov fosse «più che disposto a sacrificare materiale per mettere in moto i suoi pedoni c e d». Questa volontà di investire materiale per creare un’iniziativa basata sui pedoni passati è un marchio di fabbrica dei grandi giocatori.
L’esempio supremo di iniziativa multifunzionale del re è il celebre studio di Réti, descritto in 300 most important tactical chess positions. Questo “miracolo” scacchistico mostra come un Re possa contemporaneamente sostenere la promozione del proprio pedone passato e intercettare quello avversario, una dimostrazione magistrale di come un solo pezzo possa esercitare un’iniziativa decisiva su tutta la scacchiera.
4.3 Il piazzamento attivo dei pezzi
L’attività dei pezzi rimane un fattore cruciale anche con materiale ridotto. Nella partita Kasparov-Karpov del 1990, analizzata in Bishop endgames, Kasparov, pur essendo in svantaggio di un pedone, aveva una posizione superiore. La ragione? Il suo Alfiere era immensamente più attivo di quello di Karpov, dimostrando che la qualità del piazzamento dei pezzi spesso supera la quantità di materiale.
Conclusione: unire i punti
L’iniziativa è il “filo di Arianna” che guida un giocatore attraverso il labirinto della partita. Non è un concetto monolitico, ma un principio dinamico che si adatta a ogni fase del gioco, richiedendo un insieme complesso di abilità.
Padroneggiare l’iniziativa richiede una sintesi di abilità. Se il calcolo, la sensibilità combinativa e la valutazione accurata, identificati da Alexander Kotov, costituiscono l’architettura tecnica necessaria per eseguire un piano, è la forza psicologica descritta da Smirnov che fornisce il coraggio di concepirlo, evitando le ‘mosse pavide’. Infine, è l’intuizione strategica—quella capacità di ‘sentire’ la correttezza di un sacrificio, come incarnata da Alekhine—che permette di cogliere l’attimo fuggente in cui l’iniziativa può essere strappata dal nulla.
In definitiva, l’iniziativa è l’espressione della volontà creativa di un giocatore. Forse l’immagine più potente ci viene dal motore scacchistico AlphaZero, che, come descritto in The complete chess swindler, «non ha mai conosciuto le regole per cominciare». Questo suggerisce che la vera iniziativa, al suo livello più alto, a volte trascende i principi convenzionali, nascendo dalla pura logica della posizione e dalla creatività senza vincoli.
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Bibliografia
Fonti Primarie
- Botvinnik, Mikhail. Botvinnik – Smyslov – Three matches 1954 1957 1958
- Nota di Rilevanza: Testimonianza diretta del Campione del Mondo Mikhail Botvinnik, pioniere del sacrificio di qualità posizionale. Il libro offre analisi di prima mano sulle lotte per l’iniziativa ai massimi livelli, come quando nota che una manovra ‘nips in the bud the initiative that White has suddenly obtained’ [‘tronca sul nascere l’iniziativa che il Bianco ha improvvisamente ottenuto’].
- Tkachenko, Sergei. Alekhine’s Odessa secrets chess, war and revolution
- Nota di Rilevanza: Contiene una citazione diretta e illuminante di Alexander Alekhine sul suo processo di pensiero durante un sacrificio, rivelando il ruolo dell’intuizione nel cogliere l’iniziativa (“sentendo intuitivamente che avrei ottenuto un’ampia compensazione”).
Fonti Secondarie
- de la Villa, Jesus. 100 Endgames you must know
- Nota di Rilevanza: Manuale fondamentale che sistematizza i principi dell’iniziativa nel finale. La sua analisi su concetti come “tagliare fuori il re” e “case chiave” è essenziale per comprendere come la lotta per il vantaggio prosegua nella fase finale della partita.
- Karolyi, Tibor. Karpov’s strategic wins 1 & 2
- Nota di Rilevanza: Studio approfondito sullo stile di Anatoly Karpov, un maestro dell’iniziativa posizionale. I volumi dimostrano, attraverso l’analisi di partite complete, come la pressione possa essere costruita e mantenuta metodicamente, anche senza un attacco diretto.
- Kotov, Alexander (citato in Engqvist, Thomas. 300 Most important tactical chess positions)
- Nota di Rilevanza: L’opera di Kotov, Play like a Grandmaster, è citata per la sua identificazione delle tre abilità fondamentali (calcolo, sensibilità combinativa, valutazione) che sono alla base della capacità di un giocatore di creare e sfruttare l’iniziativa.
- Sokolov, Ivan. Sacrifice and Initiative in Chess
- Nota di Rilevanza: Un’analisi moderna e approfondita del legame tra sacrificio e iniziativa. È autorevole per la sua tesi, supportata dall’analisi con i motori scacchistici, che i sacrifici di grandi attaccanti come Tal erano fondati su una solida compensazione, non su bluff.
- Smirnov, Igor. Champion psychology
- Nota di Rilevanza: Fornisce il quadro psicologico indispensabile per comprendere l’iniziativa. Il testo analizza l’importanza di un approccio audace e la tendenza a evitare il rischio, che soffoca lo “spirito combattivo” e la capacità di prendere il controllo del gioco.
Fonti Digitali e Online
- Chess.com
- Nota di Rilevanza: Indicato in 1000-exercices-echecs-special-mat-en-2-coups come una risorsa primaria per risolvere problemi tattici e accedere a lezioni di grandi maestri, strumenti fondamentali per sviluppare la sensibilità tattica necessaria a cogliere l’iniziativa.
- Capakaspa.info, Leconsdechecspourdebutants.com, Apprendre-les-echecs-24h.com
- Nota di Rilevanza: Citati in 500-exercices-echecs-special-mat-en-1-coup come siti di riferimento per l’apprendimento delle regole e dei fondamenti. La comprensione di base è il prerequisito per qualsiasi concetto strategico, inclusa l’iniziativa.
