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Isidora

All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio d’una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d’arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori. A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città.Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi. [da “Le città invisibili” di Italo Calvino]

La batteria che presento oggi è composta da Donna + Cavallo + 2 pedoni. In tutti i ritagli presentati il Bianco muove e dà matto in una mossa. Per ingrandire le immagini basta cliccarci sopra.

Le illustrazioni sono di Fabio Lanza

 

 

 

 

 

Diomira

“Partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l’uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d’argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d’oro che canta ogni mattina su una torre. Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate s’accorciano e le lampade multicolori s’accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donna grida: uh!, gli viene da invidiare quelli che ora pensano d’aver già vissuto una sera uguale a questa e d’esser stati quella volta felici.” da “Le città invisibili” di Italo Calvino

La batteria in questione è costituita da Donna + Torre + Pedone; in tutti i diagrammi seguenti (cliccare sull’immagine per ingrandirla) il Bianco muove e matta in una mossa. Buon divertimento!

 

Olinda

Proseguo il mio percorso nelle città invisibili di Italo Calvino, prendendo in prestito il nome della città di Olinda per una nuova batteria di pezzi: Torre e Cavallo… Questi sono gli stralci che mi hanno fatto pensare a questa assegnazione: 

A Olinda, chi ci va con una lente e cerca con attenzione può trovare da qualche parte un punto non più grande d’una capocchia di spillo che a guardarlo un po’ ingrandito ci si vede dentro i tetti le antenne i lucernari i giardini le vasche, gli striscioni attraverso le vie, i chioschi nelle piazze, il campo per le corse dei cavalli. […]”

“Olinda non è certo la sola città a crescere in cerchi concentrici, come i tronchi degli alberi che ogni anno aumentano d’un giro. Ma alle altre città resta nel mezzo la vecchia cerchia delle mura stretta stretta, da cui spuntano rinsecchiti i campanili le torri i tetti d’embrici le cupole, mentre i quartieri nuovi si spanciano intorno come da una cintura che si slaccia. […]”

Come sempre propongo una serie di matti tipici in una mossa, con le immagini personalizzate da Fabio Lanza: cliccando sull’immagine si può ingrandirla.