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Gli scacchi per “bambini speciali”
Ho trovato sul web un interessantissimo articolo di Richard James, sul suo bellissimo sito Chesskids Academy. Richard James è anche autore del libro “Chess for kids” . Ripropongo l’articolo tradotto perchè mi trovo pienamente daccordo con tutte le sue osservazioni, che posso personalmente confermare anche con la mia esperienza scolastica.
SCACCHI e bisogni educativi speciali
Tra il 20% e il 25% dei bambini sono classificati con ‘bisogni speciali’ o sono stati diagnosticati in una vasta gamma di condizioni neurologiche. Per molti di questi bambini, gli scacchi possono avere un effetto drammatico sulla loro vita. Ma sono proprio questi bambini, che hanno più da guadagnare dagli scacchi, che, in molti casi, e per una serie di motivi, non si uniscono ad un club di scacchi a scuola, o forse a qualcuno non piace che li facciano entrare.
Queste condizioni coprono quattro aree principali: difficoltà di apprendimento (per esempio dislessia), problemi fisici (ad esempio disprassia), problemi di attenzione, concentrazione e del comportamento (ADHD, per esempio) e le difficoltà di comunicazione, socializzazione e relazioni (per esempio la sindrome di Asperger). Spesso, bambini con difficoltà in un senso avranno problemi in un altro. Alcuni (ma non tutti) i bambini in ciascuna di queste aree otterranno enormi benefici dal gioco degli scacchi.
I segreti del Castello degli scacchi.
Durante il campionato nazionale under 16, svoltosi nella prima settimana di luglio scorso a Porretta Terme, ho avuto l’onore di collaborare con Carlo Alberto Cavazzoni e Roberto Messa alla presentazione del loro ultimo lavoro: I segreti del Castello degli scacchi, edito da “Le due Torri”. Questo splendido libro, che consiglio vivamente a tutti i giovanissimi che vogliano progredire nel mondo degli scacchi, è l’ideale per la maggior diffusione degli scacchi scolastici, e pertanto lo consiglio anche agli istruttori italiani che tengono corsi nelle scuole.
Ma prima di parlare del libro voglio spendere due parole per l’amico Carlo Alberto Cavazzoni, conosciuto a Torino nel febbraio del 2009 al convegno mondiale “Gli scacchi un gioco per crescere”, dal quale ho tratto numerose ispirazioni anche per la mia didattica. Come molti sapranno la metodologia messa in scena (è proprio il caso di dirlo!) da Cavazzoni si fonda sull’intuizione che l’attenzione dei bambini debba essere catturata col linguaggio della fantasia e del sentimento, e quindi lo strumento privilegiato sia la fiaba, il racconto, l’elemento giocoso.