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Partite ridotte

Questa settimana è stata particolarmente positiva: sono iniziati due nuovi laboratori al Convitto del Canopoleno di Sassari, che per il terzo anno consecutivo dedica agli scacchi uno spazio fisso. Inoltre ho avuto favorevoli comunicazioni di inizio di nuovi laboratori a Sorso (una seconda ed una terza elementare), ad Ossi (una classe di scuola dell’infanzia), in via Forlanini (altre due classi oltre la terza che già seguo settimanalmente).

Sono ancora in attesa del bando ufficiale per poter riprendere anche le lezioni presso l’ottavo circolo che purtroppo quest’anno dovrò drasticamente ridimensionare rispetto agli anni scorsi; per fortuna sono corso ai ripari con l’appuntamento fisso all’oratorio di via Washington dove con l’aiuto di Samuele Carta seguiamo un bel gruppo di ragazzi.

Intanto questo mercoledì ho potuto proseguire con le lezioni presso la scuola primaria di Osilo, dove si respira un grande entusiasmo. Questa volta abbiamo rispolverato una vecchia prassi: quando due giocatori finiscono rapidamente una partita e non è possibile provvedere ad un nuovo abbinamento allora li impegno nel ripasso di qualche finale fondamentale (matto coi pezzi pesanti o con la Donna), oppure una partita ridotta con i soli pedoni.
Questo esercizio, molto più rapido di una partita normale,  serve per fargli prendere confidenza sul modo migliore di avanzare i propri pedoni. La partita si può considerare finita quando il primo pedone giunge a promozione.

Vinci-perdi!

Ieri ho ripreso le lezioni di scacchi e poesia con i bambini della terza di via Forlanini. Anche con loro abbiamo fatto un ripasso utilizzando la modalità “Vinci-perdi” che talvolta si dice anche “mangia-mangia”. Come sempre abbiamo individuato delle parole chiave (questa volta vittoria e scacchiera) e abbiamo giocato sia con gli scacchi che con le parole.

Notevole l’elaborato di Alessandro:

“Chi ha buona memoria ha in tasca la vittoria
passa alla storia e finisce in gloria!”

La filastrocca odierna è quindi la seguente, che racconta appunto una ipotetica sfida a “vinci-perdi” dove i pezzi sono felici di sacrificarsi perché la loro scomparsa avvicina la vittoria.

Vinci-perdi

Oggi vi racconto una strana storia
ma vi assicuro che è proprio veritiera;
narra di una sfida provocatoria
avvenuta un dì sulla scacchiera.
Ogni cattura divenne obbligatoria
e ciascun pezzo cadeva come pera,
ma contento e facendo baldoria
e sventolando tanto di bandiera.
acrifici in ogni traiettoria
sino a rimanere in canottiera
per conquistare una sicura gloria
alla propria generosa schiera.
La sfida rimarrà nella memoria
e chi perde neanche si dispera
perchè alla fine andrà la vittoria
a chi la propria forza azzera!

Idee per un facile “ripasso”

Questo mercoledì ho fatto le consuete lezioni presso l’istituto comprensivo di Osilo, dopo la lunga pausa per le festività. Si poneva il problema di vedere quante nozioni le due nuove classi avevano nel frattempo dimenticato; così ho deciso di introdurre una variante eterodossa del gioco, la cosiddetta “vinci-perdi”. Si tratta di giocare in modo che l’avversario catturi tutti i nostri pezzi: in pratica la vittoria consiste nel perdere “scientemente” la partita. Ricorro a questo stratagemma in casi particolari: quando voglio che gli allievi addestrino l’occhio a vedere tutte le possibili catture; quando c’è troppo poco tempo per fare una nuova partita (in genere dai 3 ai 5 minuti per finire la lezione); quando un bambino ha perso due partite con lo stesso avversario ma non sia possibile procedere ad un nuovo abbinamento che consenta anche allo sconfitto di sorridere.

L’esperimento è andato benissimo: oltre al divertimento dei bambini ho potuto constatare che la pausa non è stata “deleteria” per il loro apprendimento. Invece per i ragazzi della quinta ho “rispolverato” una variante dell’ispettore di scacchi, che consiste nel mettere sulla scacchiera un frammento di posizione col Re che è stato mattato, ma togliendo proprio il pezzo che gli ha dato matto, facendo sì che fossero i bambini stessi a scoprire quale fosse. Per ogni quadro di matto abbiamo quindi assegnato il relativo nome, giusto per ripassare il loro repertorio di matti (pattern recognition).