Proverbi scacchistici.
L’idea di utilizzare dei proverbi nella mia didattica scacchistica risale a tanto tempo fa, avendo sentito – giovanissimo – presso il circolo la rima “Chi dà scacco senza scopo, se ne pente prima o dopo”. L’effetto su di me fu straordinario, molto più della semplice enunciazione dei principi generali, così compresi che il modo migliore per presentare le nostre conoscenze ai bambini sia proprio quello di rendere immediato il concetto con una rima. L’effetto è davvero divertente. Così ho iniziato ad introdurre piccole filastrocche e rime baciate che esemplificassero il contenuto di alcuni complessi principi generali. la risposta dei bambini fu molto positiva e così proseguii nell’ideazione di proverbi adatti ad ogni contesto: sia ai principi generali del gioco, sia al contegno sportivo da tenere.
Il vantaggio di questi proverbi fu in molti casi non solo la maggior comprensione dei contenuti delle lezioni, ma talvolta l’anticipazione panoramica di elementi più complessi, la memorizzazione di motivi ricorrenti (pattern), un gioco di parole che stimola nuovi giochi.
Inoltre durante la pratica di gioco i bambini hanno maggiore attenzione nel ricercare i contesti per dar prova della loro capacità di utilizzare a proposito tali proverbi (“chi muove solo la regina, la sua fine si avvicina” “quando il re se ne va in gita, si regala la partita” ecc.) e persino di inventarsene di proprie.
Aforisma del giorno
Per ogni porta che il computer ha chiuso
altrettante nuove ne ha dischiuso.
(Wiswanathan Anand)
Altre citazioni trasformate in proverbi le trovate in Risorse>Proverbi>Citazioni.
La filosofia Olalà Chess!
Anche se con grande ritardo oggi ho ripreso in mano gli appunti del bellissimo stage formativo del GM Arthur Kogan, tenuto una settimana prima del “1° Festival Torre delle Stelle”, organizzato dall’ASD Scacchi Cagliari.
La flosofia Olalà chess è un inno all’entusiasmo e all’ottimismo, il pensiero positivo applicato agli scacchi. Già nella sua premessa il Grande Maestro ha raccontato di tutto il suo impegno e della fatica per raggiungere la maestria: arrivava sempre un punto in cui i suoi allenatori gli dicevano “Beh Arthur, cosa ne dici di lasciar perdere: non hai abbastanza talento per gli scacchi; ci sono tante belle cose che si possono fare: sport, studio, danza…” Questa dissuasione palese avrebbe sicuramente scoraggiato moltissimi, ma lui è la prova vivente che lavorando sodo e con una grande motivazione si possono superare i limiti posti e soprattutto autoimposti.
La lingua ufficiale dello stage è stato l’Inglese, tradotto ottimamente dal bravissimo Luca Manca di Sinnai (pressoché impeccabile); i partecipanti erano circa una trentina, con un livello eterogeneo che ha dimostrato ancor più la grande capacità didattica di Kogan.