Piero Angela e gli scacchi a Quark.

La trasmissione di Piero Angela coi fratelli Brunello

Il più grande divulgatore scientifico italiano, Piero Angela, è anche un grande appassionato del gioco degli scacchi e in varie occasioni è stato presente come testimonial del nobil gioco, come nel 2006 a Torino per le olimpiadi di scacchi.

Leggo su wikipedia questa sua dichiarazione « Personalmente, mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto latino “ludendo docere”, cioè “insegnare divertendo”.» La riporto perché Piero Angela ha proprio aperto un servizio sugli scacchi, andato in onda giovedì scorso su Rai 1,  con questo motto latino: ludendo docere, cioé insegnare giocando! Per il presentatore di Quark, come per tutti noi che operiamo nel mondo della didattica scacchistica, l’auspicio è quello di vedere introdotti gli scacchi strutturalmente nei programmi scolastici e la scheda tecnica preparata come premessa ad un’intervista ai fratelli Marina e Sabino Brunello elencava tutta una serie di vantaggi cognitivi per gli studenti.

Nel suo discorso iniziale Piero Angela ha accennato allo sviluppo del pensiero critico e alla possibilità di pianificare le proprie mosse, evitando di cogliere un vantaggio immediato ma dalle conseguenze disastrose, permettendosi persino una sottile frecciatina ai nostri politici (“proprio ciò che accade adesso”). La cosiddetta crisi economica per esempio è il frutto di dissennate operazioni finanziarie (swap e derivati e altre diavolerie borsistiche, tra cui le speculazioni sugli spread dei titoli pubblici) che hanno consentito a qualche governo una capitalizzazione immediata con la conseguenza di debiti odiosi per le future generazioni.

Chiusa questa mia breve digressione, voglio anche fare qualche rilievo critico sul servizio di Quark, che ha anche l’innegabile merito di aver fatto una grande pubblicità al nostro mondo, soprattutto con la bellissima e documentata scheda tecnica. Si è parlato delle molteplici possibilità di mosse vincenti (qualche migliaio – sic! ), delle aree cerebrali coinvolte nel principiante e nel professionista; delle ricerche scientifiche (tra cui anche la recentissima svolta in collaborazione con l’INVALSI che ha mostrato un netto miglioramento nella matematica nei bambini che facevano scacchi a scuola); della dichiarazione scritta del Parlamento europeo che raccomanda agli Stati membri di introdurre gli scacchi come materia; della grande utilità documentata in situazioni di disagio, di bullismo, di deficit cognitivo. Le immagini hanno mostrato dei momenti di innovativa didattica, per esempio la psicomotricità, nelle scuole piemontesi, conferamando pienamente la definizione degli scacchi come “Sport della mente”.

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Aforisma del giorno

Scacchi in carcere.

Durante queste vacanze, libero dagli impegni scolastici, ho un po’ trascurato il blog ma non certo per mancanza di argomenti. Una delle cose più interessanti che sto realizzando in quest’ultimo periodo è l’esperienza di insegnare gli scacchi ai detenuti di un carcere della mia provincia. L’idea nacque molti anni fa (circa venti per la precisione) e fu anche realizzata in parte ma non da me personalmente. Così lo scorso anno, con l’aiuto del comitato provinciale dell’ARCI, abbiamo proposto un progetto a titolo volontario che coinvolgesse una quindicina di detenuti.

Dopo varie lungaggini di ordine burocratico, a metà luglio ho iniziato questa “avventura” che mi vede impegnato per due ore settimanali sino a settembre prossimo. Ovviamente non posso descrivere dettagliatamente questi incontri ma mi piace tuttavia raccontare alcune mie impressioni e considerazioni.

Tralascio la descrizione del mio stato d’animo nel varcare per la prima volta le porte di una prigione, accompagnato da una gentilissima guardia penitenziaria; tralascio anche la descrizione degli sguardi indagatori dei carcerati tra le sbarre al mio passaggio e tutta la retorica che si potrebbe fare in questi casi.

Ciò di cui voglio parlare è l’esperienza umana che ne sto traendo, interpretando sotto una diversa luce anche alcuni aspetti della didattica scacchistica. Durante questi primi incontri ho avuto modo di conoscere diversi gruppi di detenuti, la maggioranza dei quali è di origine straniera; la maggior parte di loro sono molto interessati al gioco degli scacchi, alcuni conoscevano già le regole dei movimenti dei pezzi, altri hanno imparato da zero.

In nessuno di questi incontri mi sono permesso di far loro un “pistolotto” iniziale sul rispetto delle regole, ma devo dire che non ce n’è stato neppure bisogno: la maggior parte di loro dimostra una disciplina e una correttezza che dovrebbero stupire l’immaginario comune (io per esempio ne sono rimasto abbastanza colpito). L’importanza di un corso di scacchi in carcere, oltre a dare una grande occasione per occupare il tanto tempo “libero” a disposizione, è proprio quello di riflettere sulla natura degli errori: in fondo la loro presenza in carcere è il risultato di qualche errore (di essi verso la società o della società verso di loro…)
Naturalmente non mi sogno nemmeno di fare il moralizzatore e se la confidenza non nasce da loro stessi non faccio neppure domande sulla loro pena detentiva. Dopo una ventina di minuti di istruzioni distribuisco loro le scacchiere messe a disposizione dagli educatori del carcere e li osservo e consiglio mentre giocano, evitando di favorire l’uno o l’altro. Contemporaneamente osservo discretamente anche gli altri detenuti che, durante l’ora d’aria, non partecipano al corso ma fanno altre attività (come giocare a carte, biliardino o ping pong).

Una cosa che i primi giorni mi aveva meravigliato è la predilezione della maggior parte dei detenuti a camminare avanti e indietro ininterrotamente per tutto il tempo, nei venti metri dello spazio a disposizione.  Ho compreso quanto dev’essere importante – restando rinchiusi tanto tempo in cella – potersi muovere e ridare attività al loro corpo. Insomma, lo spazio, il tempo, l’iniziativa restano sempre le cose più importanti, così come tra i limiti di una scacchiera anche nelle condizioni di limitazione degli spazi personali.
Prossimamente parlerò dei loro progressi nell’apprendimento delle strategie del gioco e del loro impegno a migliorarsi.