Ottavo circolo: il salto del Cavallo.

Il giovedì mattina è dedicato alla scuola di via Genova (e dalla prossima settimana anche alla quarta A di via Civitavecchia), dove seguo le due quarte e la terza delle maestre Domenica e Doris. Con le quarte ho fatto 15 minuti di lezione “snocciolando” proverbi scacchistici (molti dei quali inediti che presenterò presto sul blog!) per poi farli giocare tra loro. Poiché la loro condotta è stata esemplare è stato possibile sottolineare anche i momenti cruciali delle loro partite coi miei proverbi didascalici, con grande divertimento dei bambini.

Un bel disegno a tema scacchistico di Beatrice della 3^ B

Con la terza invece, che la volta scorsa ho costrettto ad una lezione interattiva ma senza le scacchiere, ho fatto solo 5 minuti di lezione teorica partendo dalle loro domande (presto parlerò dell’ascolto dell’istruttore…). Una domanda è stata sulla cattura del Cavallo: “E’ possibile che catturi un pezzo che attraversa la sua “Elle”? “. Così abbiamo parlato del salto del Cavallo e al termine hanno potuto giocare, meritandosi il mio plauso (niente affatto scontato, trattandosi di una delle classi più rumorose che ho in agenda!)

Scacchi a colazione!

Copertina di "Scacchi a colazione"

La copertina della "mia" copia!

Da ieri ho finalmente tra le mie mani una “rara” copia di “Scacchi a colazione” di Carlo Bolmida (esattamente la copia n° 126/133). Si tratta di una fantastica raccolta di aforismi, proverbi, poesie, articoli tutti a tema scacchistico, impreziositi praticamente ad ogni pagina da un opera dello stesso Bolmida che da qualche mese ho l’onore di ospitare anche nel mio blog, ma soprattutto che ho il piacere di avere con lui una bellissima e stimolante corrispondenza pressoché giornaliera.

Come viene suggerito il libro è da leggersi a “volo d’aquila”, un po’ per volta: scoprendo ogni volta una frase da cui lasciarsi ispirare per il resto della giornata. Così ho fatto io stamattina, a colazione, ho aperto a caso ed ho letto una bellissima considerazione di un anonimo: “Come possiamo sapere che l’uomo di Neanderthal giocasse a scacchi alla cieca? Scavando nei loro siti non è stata trovata alcuna scacchiera né alcun pezzo.”
Ho chiuso il libro e mi sono ripromesso di pensarci durante la giornata. Ho fantasticato che gli scacchisti della preistoria fossero molto più abili di noi essendo in grado di giocare a scacchi senza scacchiera!

Nel libro di Carlo (personaggio eccezionale che ha al suo attivo una avventurosa navigazione al Capo Horn, di cui tornerò a parlare)  ci sono numerosissimi suoi personali aforismi, indicativi di una personalità brillante e ironica che – verosimilmente – deve aver preso poco sul serio gli scacchi se non ha raggiunto grandi vette nell’agonismo. In compenso è stato, con Bruno Manzardo, un attivo dirigente della Società Scacchistica Torinese e anche questo potrebbe aver inciso in un rallentamento dei suoi impegni agonistici.
In ogni caso la creatività e la fantasia che Carlo Bolmida ha trasmesso con le sue opere è senza dubbio molto più preziosa alla popolazione mondiale degli scacchisti  di quella di qualche monomaniaco GM che non è stato in grado di trasmettere la sua passione neppure ai suoi figli.

“Scacchi a colazione” edito da Messaggerie Scacchistiche raccoglie oltre 900 aforismi, citazioni e curiosità scacchistiche. Io ho deciso di sorseggiarle, come stamattina, una alla volta e raccomando ai miei lettori di affrettarsi a procurarsene una copia, dal momento che dal mio ordine sono passate tre settimane prima di riceverlo.

Faine e galline.

Sempre più spesso ultimamente sto utilizzando varianti eterodosse, anche inventate per l’occasione, nelle mie lezioni presso gli oratori o a scuola. L’esigenza nasce nel primo caso per affrontare l’eterogeneità dei livelli di gioco e di età (gruppi di bambini dai 6 ai 10 anni); nel secondo caso come compromesso tra classi diverse della stessa scuola o tra bambini che sanno giocare e bambini che stanno appena imparando facenti parte della stessa classe (capita sempre più spesso).

Inoltre alcuni giochi proposti sulla scacchiera si rivelano particolarmente efficaci per fare acquisire una certa visione e familiarità col movimento dei pezzi (come la “variante di Sorso” o gli “scacchi di Pollicino“). Così la settimana scorsa ho perfezionato e messo in pratica una nuova variante che ho voluto chiamare “Faine e galline”, di cui ho già in mente una splendida versione da proporre in ambito pre-scolare con la psicomotricità su scacchiera gigante.

Si tratta di mettere tutti i pedoni neri (il colore non ha alcuna importanza) sull’ottava traversa, mentre si posizionano a caso due Regine bianche. Lo scopo è catturare tutti i pedoni neri che si muovono tutti di un passo dopo ogni mossa di Regina (come già nella variante di Sorso). Il gioco richiede una certa pianificazione, perché altrimenti non è possibile fermare tutti i pedoni. Inoltre il fatto di posizionare casualmente le due Regine penso possa anche avere delle implicazioni matematiche, ma invito gli esperti a pronunciarsi in tal senso: sono pronto ad ospitare le loro formalizzazioni teoriche!

I bambini a cui l’ho proposto si sono divertiti molto, ed alcuni – tra una partita e l’altra – cercavano di risolvere il livello estremo (quello con una sola Faina a caccia delle galline!)