Scacchi: si ricomincia!
Iniziano un po’ ovunque le lezioni di scacchi dopo la pausa estiva. Così approfitto di una richiesta di consigli da parte della appassionatissima maestra Manuela Petris per raccontare alcune novità metodologiche per bambini di sette anni che sono alla seconda classe della scuola primaria.
Proprio oggi ho rivisto i ragazzini della scuola di via Cilea, dove da oltre dieci anni ormai proponiamo laboratori di scacchi, con la gran gioia dei bambini (che ci salutano sempre calorosamente) e degli insegnanti. Ieri è stata la volta di una nuova classe in via Gennargentu, dove ho iniziato con la “Favola degli scacchi”:
si tratta di una presentazione in powerpoint di una mia filastrocca degli scacchi qui di seguito
C’era una volta, in un tempo assai lontano,
un castello in aria, ed un vecchio Sovrano,
e poichè la sua fine era purtroppo vicina
si disperava per il trono la Regina.
Avevano due figli: uno Nero e uno Bianco,
e non sapevano a chi dare lo scettro del Re stanco.
Si pensò allora ad una grande guerra
che coinvolgesse tutta la Terra;
piangeva la Regina per entrambi i figli
venne allora un vecchio saggio a darle bei consigli:
portò una tavola a scacchi bianchi e neri
con due eserciti di legno forti e battaglieri;
“Qui la guerra è una favola, nessuno si fa male
sarà una lotta dura ma sempre leale
e quel che vincerà sarà degno
di ereditar da Sua Maestà il trono e il regno.”
Il principe Nero e quello Bianco
avranno una Donna guerriera al loro fianco,
con loro ci saranno Cavalli e cavalieri,
e con le frecce e lance degli Alfieri.
Avranno Torri con tonanti cannoni
e infine gli scudieri, chiamati pedoni.
Fu così che andò la guerra leggendaria,
e chi vinse divenne Re del castello in aria.
Oggi invece abbiamo fatto un ripasso dei movimenti, a vantaggio di due nuovi bambini che lo scorso anno erano in un’altra scuola. Il “ripasso” è un espediente importante perché ci dà la misura di quanto i bambini si ricordino dopo le vacanze estive. Ciò che è importante è far sì che siano i compagnetti stessi a spiegare al nuovo venuto le regole del gioco (così si scopre spesso che altri non ricordano bene i movimenti).
Per far questo ci serviamo sempre della splendida applicazione per le LIM che ha realizzato Fabio Lanza, che mi consente di presentare gli esempi con il mio metodo ideografico, grazie all’ausilio di impronte, fuochi, frecce, muri e quant’altro.
Dopo che tutti i bambini hanno presentato una informazione si è proceduto con le partite vive, curando di far giocare i bambini disciplinatamente.
Le regole senza “ratio”
Stimolato dalla discussione sulla pagina Facebook “Istruttori di scacchi FSI: idee e proposte metodologiche” di cui si può leggere in parte l’incipit nella foto sopra, faccio una panoramica (non certo un’analisi perché sarebbe impossibile nell’economia di un post) sulle recenti regole che tante dispute stanno provocando soprattutto in campo giovanile.
Partiamo, per l’appunto dalla cosiddetta mossa illegale e più precisamente dalla conseguente partita persa in cadenze di gioco inferiori ai 60 minuti. La norma fu introdotta nel luglio del 2014 su indicazione della FIDE e in un primo momento la FSI accettò per evitare di essere la sola federazione ad avere regole diverse dallo scenario internazionale. Poi considerando i Campionati scolastici come una manifestazione promozionale che finiva in Italia si decise di ripristinare le tre mosse illegali. Naturalmente piovvero critiche da tutte le parti: dagli arbitri, che non capivano il perché dei due diversi trattamenti; dagli istruttori che non sapevano che pesci prendere nei loro corsi scolastici; dai bambini che oltre ai giochi scolastici partecipavano anche ai circuiti agonistici individuali.
Ma ciò che in questa sede mi interessa è il cambiamento di paradigma che si sta verificando negli ultimi anni, dove a causa della “mannaia” della mossa illegale è cambiato completamente l’approccio alle competizioni da parte di Istruttori e loro allievi. La dicotomia tra sportività e antisportività sta diventando sempre più sfumata: se l’avversario dimentica di premere il proprio orologio (non completando in tal modo la sua ultima mossa) è sportivo o subdolo ricordarglielo? Personalmente avevo sempre prospettato ai miei allievi di circolo (a scuola l’orologio non lo porto mai per principio) che il giocatore sportivo aveva il dovere morale di indicare al suo avversario che aveva “dimenticato” di premere l’orologio, ma anche che avrebbero potuto trovare sulla loro strada giocatori meno sportivi che avrebbero approfittato di una loro dimenticanza sprofondandosi in pensate sul loro tempo. Ora è tutto cambiato, perché una gentilezza potrebbe rivelarsi una gran furbata.
Prendiamo il caso dell’arrocco eseguito rapidamente ma toccando per prima la Torre: a rigore di regolamento l’avversario può pretendere partita vinta per mossa illegale. Davvero neppure sforzandomi riesco a capire la ratio di tale norma: non è evidente che il giocatore intende arroccare? Quando il nostro bravissimo Arbitro Internazionale Sergio Pagano suggerì al mitico Geurt Jiissen che si considerasse l’arrocco alla stregua di una qualsiasi cattura o promozione e consentire quindi qualsiasi combinazione di touch, la risposta fu che un giocatore poteva allora prendere una Torre, posizionarla su f1 e tenercela sospesa in mano per qualche minuto per poi arroccare allo scopo di “prendere in giro” l’avversario. Ma allora seguendo questo ragionamento un giocatore potrebbe spostare il suo Re in f1 e tenercelo per lo stesso tempo per poi eseguire l’arrocco con “grande ilarità” generale…
Io penso che la norma “ghigliottina” sia stata voluta per evitare l’eccesso opposto, quello delle troppe mosse illegali nelle partite dei bambini, soprattutto considerando la macchinosità di dover tener nota delle mosse illegali precedenti. Ma non sono sicuro affatto che questo abbia alleviato il compito gravoso degli arbitri che ora dovranno gestire molte più situazioni “sulla parola” di due litigiosi contendenti. Inoltre, come fatto rilevare, ci sono molte più ingiustizie sportive di giocatori che – perdendo – continuano a giocar male col solo scopo di tendere tranelli al limite della sportività (con incredibili astuzie delle mosse ambigue, cioé di pezzi lasciati a metà di due caselle).
Altrettanto critiche sono le casistiche riguardanti la promozione del pedone, la tempistica di trascrizione delle mosse e la mano che deve premere l’orologio. Io ritengo che chi si appelli a questi mezzucci per vincere la partita dovrebbe cambiare sport.