Scacchi per gioco!

A che età si può iniziare a giocare a scacchi?

Se si intende proprio giocare allora non è improbabile che si riesca ad avvicinare un bambino agli scacchi anche all’età di 3 anni: ricordo un mio nipotino che si divertiva – a quell’età – a rimettermi i pezzi a posto dopo le mie analisi “casalinghe”.

Se invece si intende fare tornei allora sono molto più prudente: la competizione (la vittoria e la sconfitta) mette a dura prova il carattere dei bambini e gli toglie gran parte del divertimento puro. A questo si aggiunga l’eventualità di genitori con forti aspettative – che riversano, quasi per rivalsa, sui propri figli – ed ecco che un gioco può diventare persino uno “strazio” per chi voleva solo un po’ di svago. Tutto questo si accentua ancora di più quando si iniziano i campionati giovanili, dove la performance è attesa oltre che dagli amichetti (altrimenti sono sfottò…), dagli istruttori (ce ne sono davvero da radiare dall’albo!) e naturalmente dai parenti… Quando poi si arriva, da campioni regionali, alle finali nazionali la pressione cresce in proporzione e si arriva a vedere bambini, che pure sono molto sereni, avere veri e propri attacchi di panico, crisi di pianto e persino diarree e vomiti isterici…

Non è certo questo il tipo di gioco che io auguro ai miei allievi, e lavoro insieme ai genitori per evitare queste esperienze: per anni ho limitato tantissimo l’accesso all’agonismo ai miei bambini, col risultato purtroppo di dilazionare il momento in cui queste dinamiche vanno affrontate se si vogliono far crescere anche sportivamente.

Oggi voglio tentare un nuovo esperimento: far giocare amichevolmente al Parco di Monserrato di Sassari bambini di età compresa tra i 5 ed i 7 anni. La mia idea è quella di iniziarli alla pratica sportiva senza traumi: metterò a disposizione 10 scacchiere e lascerò che i bambini invitati (ho voluto comunque fare una pre-selezione) giochino liberamente senza niente in palio, solo per il gusto di giocare. Moltiplicherò queste occasioni e se ci riuscirò le organizzerò tutte le settimane.

Per oggi mi sono regolato così: ho invitato le classi prime e seconde della scuola di via Washington, poi ho rivolto l’invito alla prima elementare di via Forlanini e infine ho invitato solo una decina di bambini delle prime elementari di via Cilea.

La prossima settimana invece strutturerò meglio l’appuntamento: inviterò 3 o 4 bambini per ogni classe che seguo a scuola (sono 8 prime e 8 seconde) tra quelli più partecipi e disciplinati (in una parola i più motivati, non necesariamente i più “bravi”) in modo che anche il loro impegno sia premiato. In questo modo spero che arrivino ai tornei ufficiali molto più rilassati e pronti ad accettare tranquillamente le sconfitte.

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