La filosofia Olalà Chess!

Luca Manca, Arthur Kogan e Sebastiano Paulesu

Anche se con grande ritardo oggi ho ripreso in mano gli appunti del bellissimo stage formativo del GM Arthur Kogan, tenuto una settimana prima del “1° Festival Torre delle Stelle”, organizzato dall’ASD Scacchi Cagliari.

La flosofia Olalà chess è un inno all’entusiasmo e all’ottimismo, il pensiero positivo applicato agli scacchi. Già nella sua premessa il Grande Maestro ha raccontato di tutto il suo impegno e della fatica per raggiungere la maestria: arrivava sempre un punto in cui i suoi allenatori gli dicevano “Beh Arthur, cosa ne dici di lasciar perdere: non hai abbastanza talento per gli scacchi; ci sono tante belle cose che si possono fare: sport, studio, danza…” Questa dissuasione palese avrebbe sicuramente scoraggiato moltissimi, ma lui è la prova vivente che lavorando sodo e con una grande motivazione si possono superare i limiti posti e soprattutto autoimposti.

La lingua ufficiale dello stage è stato l’Inglese, tradotto ottimamente dal bravissimo Luca Manca di Sinnai (pressoché impeccabile); i partecipanti erano circa una trentina, con un livello eterogeneo che ha dimostrato ancor più la grande capacità didattica di Kogan.

Olalà!

Prima di tutto il significato dell’espressione “Olalà”: un omaggio alla Francia, dove Arthur ha vissuto per un buon periodo, e dove ogni mossa brillante e sorprendente veniva sottolineata da questa espressione di meraviglia. Olalà è quindi diventata la parola d’ordine per lo stile allegro e positivo che secondo Kogan bisogna avere negli scacchi, e anche il nome del suo personale metodo.

Mancanza di talento.

La questione del talento spunta sempre quando si parla del successo in qualsiasi disciplina. Secondo il Grande Maestro il talento non è indispensabile per raggiungere qualsiasi risultato, ma deve essere compensato con grande impegno e sacrifici: magare rinunciare ad una parte del tempo libero per lavorare sodo sui propri obiettivi. Il primo consiglio è quindi proprio quello di vincere sulle abitudini, anche quelle mentali (“non ho talento, non riuscirò mai” “ma chi me lo fa fare, meglio andare a divertirmi con gli amici…”), perchè il potere della mente è enorme ed una grande volontà può tranquillamente sopperire anche alla mancanza di talento. Durante lo stage ha fatto numerosi esempi di incredibili exploit fatti da giocatori “inferiori” sulla carta che hanno battuto con un gioco preciso in ogni mossa avversari ben più titolati. Lui stesso ha detto di essersi dovuto accontentare di una patta quando , da maestro internazionale, sfidava una prima categoria che ha sfoderato sulla scacchiera tutte le mosse giuste. Questo è il punto: c’è un’obiettività logica sulla scacchiera e non conta chi ci sta seduto di fronte se riusciamo ad interpretare al meglio la partita.

Naturalmente per far questo bisogna pensare al proprio cervello esattamente come ad un muscolo, che si può allenare esattamente come tutti gli altri: la memoria, la capacità di calcolo e persino la creatività possono essere potenziati con l’esercizio!

Far sorridere i pezzi!

E proprio parlando di creatività ecco uno dei capisaldi della filosofia Olalà: far sorridere i pezzi. In qualsiasi momento bisogna guardare i propri pezzi, come se ci si rivolgesse a loro chiedendogli quali sono i loro desideri, quali case preferirebbero occupare e di conseguenza realizzare i loro sogni, facendoli sorridere. Ovviamente si deve valutare obiettivamente la posizione per comprendere quali case sono migliori per ognuno dei propri pezzi, ma chiunque di noi sa quali pezzi non stanno affatto sorridendo.

I principi generali sono tutti validi, ma Arthur si concentra soprattutto su uno: il centro! Secondo lui anche lo Sviluppo, il Tempo e lo Spazio sono tutti corollari del centro, e quindi prima di eseguire ogni mossa lo scacchista dovrebbe riflettere trovando almeno due buoni motivi per eseguire quella mossa. Per farlo è necessario stabilire delle priorità, per dare un giusto ordine alle mosse da eseguire: e questa priorità è il controllo del centro.

Naturalmente ci sono sempre le eccezioni: se il nostro avversario mette un pezzo in presa su un bordo lo catturiamo senza considerare che stiamo trasgredendo i principi generali; se un nostro pezzo è minacciato da un pedone siamo costretti a muoverlo una seconda volta; se è scacco magari sarò costretto ad una mossa passiva… A tale proposito può essere utile avere una “tabella di marcia” per le proprie analisi, considerando innanzi tutto le mosse forzate: scacchi, catture, minacce di matto, minacce ai pezzi… e poi tutto il resto.

L’avversario non è un nostro amico.

Sulla scacchiera murale Kogan ha mostrato numerosi esempi, tratti anche dalle sue partite, facendoci vedere come ragiona un maestro di scacchi, ma anche come è semplice comprendere la logica delle posizioni. Una considerazione degna di nota è quella di tenere sempre in considerazione la migliore riposta dell’avversario, sforzandosi di trovare sulla scacchiera le continuazioni più incisive: perchè il nostro avversario non è un nostro amico e farà di tutto per vincere la partita.

In tal senso Kogan ha aperto una breve parentesi, parlando dell’egemonia ebraica in molti campi del sapere, scacchi compresi: dipende dal fatto di chiedersi sempre il perchè. A tale proposito ha raccontato anche un aneddoto di un rabbino a cui chiesero come mai i rabbini rispondono sempre ad una domanda con un’altra domanda… E lui rispose “Perchè no?!” 

Arthur Kogan gioca una partita dimostrativa.

Crescere come un albero.

Nel corso dello stage ci sono stati molti momenti dedicati alla cultura scacchistica. Si è parlato della scuola di Botvinnik, il cui più grosso contributo è stato nel campo dell’analisi, per la quale è necessaria una forte concentrazione. Questa secondo Kogan è la qualità fondamentale di ogni scacchista: la mancanza di concentrazione è ben peggiore della mancanza di talento.

Come conclusione dello stage il Grande Maestro ha proposto una metafora: la crescita dello scacchista non deve essere diversa dalla crescita di un albero, con solide base alle fondamenta (studio delle aperture, del mediogioco, dei finali) bilanciate però dai rami (calcolo, analisi, pianificazione) e dalle fronde (determinazione mentale, impegno, pensiero positivo.)

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