I motori scacchistici: a cosa servono?

Prendo spunto dal posticipo dell’inizio (venerdì prossimo alle 18:00) del primo workshop sui motori scacchistici organizzato in Italia (è ancora possibile iscriversi qui: Alfiere bianco.com ) per trattare l’argomento in maniera propositiva. Infatti i motori (salvo essere utilizzati – male – dalla maggior parte degli scacchisti) sono in gran parte demonizzati e soprattutto additati di essere responsabili della morte degli scacchi…

Claude Shannon, il padre dellìintelligenza artificiale

Quindi, oltre a tranquillizzare sull’ottima salute del nostro nobil gioco che al contrario di quanto dicono gli apocalittici vivrà almeno quanto avrà vita il nostro pianeta, mi piacerebbe entrare nel merito della questione. Qualche giorno fa – su Facebook – quello che secondo me era un troll ha esclamato “Che senso ha oggi giocare a scacchi, dato che i computer surclassano i più forti GM?”

Ora, a parte che da quando esistono le macchine la gente non ha smesso di camminare o correre, o che da quando esiste l’elettricità non ha smesso di godersi la luce del sole… Mi pare che ciò che non si prende in considerazione è che l’essere umano non potrà mai replicare la potenza di gioco di un motore. Le varianti sono talmente numerose che sarebbe impossibile ricordarle tutte: quindi anche supponendo che un giorno il computer trovasse una variante vincente (e siamo ben lontani da quel momento) per lo scacchista non cambierebbe nulla.

Quello che mi preme considerare (e che ho risposto al volo su Facebook) è che la Scienza non si è fermata quando sono stati introdotti il telescopio e il microscopio: anzi se ne è solo avvantaggiata. Quindi dobbiamo approcciarci ai motori scacchistici come a degli strumenti per migliorare la nostra conoscenza degli scacchi. Poter contare su uno strumento di analisi così potente non solo ha contribuito ad un miglioramento del livello di gioco dei più forti GM, ma lo sarà anche dei semplici appassionati, che potranno avere sempre una valutazione immediata delle loro mosse.
L’utilizzo di interfacce grafiche (GUI) sempre più semplici da usare (e per giunta – come mostreremo nel workshop – gratuite!) unite ai fantastici progetti open-source che mettono a disposizione di ognuno motori con una forza Elo di gioco di 3500, porteranno piuttosto ad una maggiore diffusione del gioco degli scacchi e persino – come sempre – ad una nuova frontiera dell’intelligenza artificiale.

Altro argomento spinoso è il cheating: cioè la possibilità di avvalersi fraudolentemente dei motori in competizioni che lo vietano. In tutte le Federazioni e persino in tutte le piattaforme online si stanno sempre più cercando (e trovando) sistemi anti-cheating e spesso gli algoritmi sono assicurati proprio dai computer.

Una altro scenario sarà quello proposto a suo tempo da Kasparov che ipotizzava la nascita degli “advanced chess” o “scacchi per centauri”, cioé sfide uomo+computer, in cui la differenza la faranno sempre gli umani (come già avviene nel gioco per corrispondenza, in cui non si fa mistero che tutti usino i computer: laddove non sia espressamente vietato). L’importanza di queste nuove analisi nel gioco vivo è innegabile e così come prima non era uno scandalo che si potesse utilizzare le Teoria scacchistica e la relativa cultura trascritta nei libri e nelle riviste specialistiche, domani non sarà uno scandalo che i giocatori accedano consapevolmente e lealmente al supporto dei motori.

Concludo questa apologia della tecnologia invitando ancora gli appassionati scacchisti e i più illuminati istruttori al workshop di Rodolfo Leoni, dove oltre ad una panoramica strorica sull’evoluzione dei parametri euristici di valutazione, dell’autoapprendimento, delle hashtables e tablebases, sino ad arrivare alle moderne reti neurali impareranno a tenere la mente aperta!

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