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L’arrocco.

La lezione di ieri sera alla Ex-Q aveva come argomento l’arrocco. Questa è la domanda spontanea, rivoltami da Francesca: “Ma a cosa serve l’arrocco?” Mi è parso utile spiegarlo ai partecipanti (anche ieri numerosi nonostante il freddo!) sia dal punto di vista tattico, sia dal punto di vista strategico. Ai fini del Blog lo tratterò anche dal punto di vista metaforico.

Per prima cosa ho riepilogato le condizioni necessarie per poter eseguire l’arrocco (spazio libero tra Re e Torre; non aver mosso i pezzi con cui si intende arroccare; non essere sotto scacco e non passare attraverso uno scacco), quindi ho mostrato le principali differenze tra arrocco corto e lungo, e infine ho elencato una serie di difetti nell’arrocco indebolito da mosse di pedone.

Dal punto di vista tattico ho evidenziato i problemi legati agli scacchi sul re esposto al centro della scacchiera: sono spiacevoli le perdite di tempo, ma ancora di più i possibili attacchi doppi che fanno perdere materiale. Dal punto di vista strategico ho mostrato le caratteristiche delle partite in cui si verificano arrocchi omogenei oppure eterogenei.

Il Re al centro della scacchiera.

Come ben sanno tutti i personaggi prestigiosi (o anche meno…) una passeggiata tra la folla è cosa alquanto pericolosa: chiedete pure a John Lennon, a qualche dozzina di monarchi reali, a qualche Papa… Spesso non è sufficiente neppure una nutrita scorta. Certo l’ideale sarebbe quello di non avere avversari, ma non è mai possibile piacere proprio a tutti.

Il Re al centro rappresenta l’egocentrismo: pensare che noi siamo più importanti e che gli altri devono stare ad ascoltarci e a subire la nostra influenza e inziativa. L’egocentrismo però, spesso e volentieri impedisce di comprendere le dinamiche del progresso che ci circonda, di analizzare i difetti della propria posizione, portandoci direttamente verso la disfatta: e il Re è nudo…

Il Re arroccato prematuramente.

Una tendenza opposta può essere quella di chi si arrocca proprio sul lato dove infuria la battaglia. Nel nostro parallelo è la condizione della subalternità, del complesso di inferiorità. Ci si difende per principio, dando così – molto spesso – ragione a chi attacca, e generando la convinzione che si è proprio inferiori: in un circolo vizioso che è la profezia che si autoavvera.

L’arrocco indebolito.

Oppure accade di arroccare per mettere il Re al sicuro, ma poi incoerentemente si rimuove la copertura dei pezzi e pedoni che lo difendono per improvvisare delle manovre di attacco… E’ la condizione degli “altruisti”. Quando la situazione è ancora equilibrata gli altruisti si protendono generosamente a risolvere i problemi dell’umanità: sfamare gli affamati dei più remoti angoli del pianeta; difendere le popolazioni aggredite da eserciti oppressori; andare in capo al mondo per salvarlo… dimenticando i “piccoli” problemi più vicini, come lavare i piatti o rifarsi il letto!

Psicologia dello sport.

Bambini della rappresentativa sarda ai campionati nazionali in Sicilia

Ieri mattina ho avuto il piacere di inaugurare il nuovo sportello istituito dal CONI provinciale di Sassari in collaborazione con il servizio socio sanitario della USL di Sassari. L’incontro con il dott. Manolo Cattari, psicologo dello sport e già molto attivo in progetti di orientamento sportivo (lui proviene dal Nuoto), è stato molto proficuo!

I temi che mi interessavano erano molteplici: la promozione dello sport; i progetti di inclusione per le disabilità psico-fisiche; l’abbandono dello sport e l’ansia da prestazione. Così abbiamo fatto una chiacchierata di un’ora su tutte le dinamiche che riguardano noi istruttori, i nostri ragazzi e spesso l’ambiente che li circonda (genitori, compagni, scuola…). Sul controllo dell’emotività mi ha dato degli spunti di approfondimento eccezionali, indicandomi la scala IZOF (un articolo da Internet). Inoltre relativamente all’analisi post-partita mi ha aperto gli occhi su un fatto molto semplice: il feed-back non deve diventare un rinforzo affettivo perchè si rischia che il bambino ne diventi dipendente; il consiglio del dott. Cattari è che siano i bambini ad auto-regolarsi, e pertanto l’istruttore deve tendere a favorire la loro auto-consapevolezza.

Così ho rivalutato l’opportunità di creare degli appositi formulari post-partita ad uso dei ragazzi, affinchè siano essi a fare un esame obiettivo del motivo delle loro sconfitte o vittorie. Un esempio di base potrebbe essere quello che trovate qui

Quindi, in stretta relazione con questo aspetto, siamo passati alle dinamiche del drop-out: la cosa mi interessa molto, perchè nel mondo degli scacchi (ma generalmente ciò avviene in tutti gli sport) intorno ai 13, 14 anni le bambine abbandonano le competizioni e persino le attività nei circoli. Il dott. Manolo Cattari ha rilevato che il correttivo deve essere certamente individuato nel periodo precedente all’abbandono, e riveste un’autocritica che le federazioni sportive devono fare su questo stato di cose: chi abbandona lo sport ha generalmente delle delusioni per la pratica già fatta…

Infine ho illustrato alcune idee sulla sperimentazione della psicomotricità su scacchiera gigante (di cui presto parlerò più estesamente!) e sulle possibili sperimentazioni di ricerca con le Università (anche di questo parlerò presto), e lui si è detto molto ammirato per la grande attività di investimento che stiamo facendo nella nostra disciplina.

Il mio giudizio complessivo sullo “Sportello di psicologia dello sport” e sulla competenza del dott. Cattari è entusiastico: una risorsa gratuita e preziosa per l’attività di tutti gli istruttori e degli allievi (mi è stata rinnovata anche la disponibilità per incontri mirati sulla gestione dello stress degli atleti). Questa iniziativa, per quanto mi riguarda, è una delle cose più interessanti che riguarda lo sviluppo dello sport a Sassari!

Scuola: si ricomincia…

La scorsa settimana ho ripreso le lezioni di scacchi nelle scuole, dopo aver colloquiato coi dirigenti scolastici sulle problematiche legate alla “cosiddetta”
riforma Gelmini. A parte l’ormai strutturale mancanza di fondi, in particolare  per progetti di didattica extra-scolastica, le scuole italiane vivono una riorganizzazione dettata dall’impossibilità di garantire il funzionamento stesso dei plessi scolastici per l’insufficienza di personale ATA; le classi vengono accorpate fino a 25 30 bambini nelle prime e seconde elementari; il tempo pieno è ridimensionato e persino i tempi di compresenza delle maestre.
Insomma questo è il disegno che i bambini si troveranno a colorare durante quest’anno scolastico…

Questa premessa era necessaria per introdurre una prima novità nel mio diario di istruttore, che con l’occasione voglio riprendere dopo la chiusura dello scorso anno scolastico: nelle classi che hanno fatto scacchi ci sono diversi bambini provenienti da altre classi. Così questa prima settimana ho utilizzato l’espediente del ripasso per dare i primi rudimenti del gioco ai nuovi arrivati.

Per lo più ho chiesto ai bambini già alfabetizzati di spiegare, con ordine, i movimenti dei pezzi il che mi ha consentito di vedere quale grado di consapevolezza hanno raggiunto, soprattutto i bambini che lo scorso anno erano in prima elementare. Con la mia scacchiera ideografica ho proposto delle situazioni semplici, inziando persino dalla terminologia, constatando nelle seconde elementari di Latte Dolce che non ricordavano più i nomi delle colonne e delle traverse, cosa che invece hanno rammentato i bambini di via Washington e di via Forlanini; tutti invece ricordavano i nomi delle diagonali ed il sistema delle coordinate. Qualche errore sul movimento e la cattura dei pedoni, generalizzato in tutte le scuole, e persino errori nel movimento delle torri.

Il dato positivo è che tutti i nuovi arrivati sono entusiasti di iniziare a giocare a scacchi e durante il gioco li ho abbinati a dei veri e propri “tutor”, cioè i bambini più preparati nelle regole del gioco: a loro ho assegnato il compito di spiegare il movimento del Cavallo, per la curiosità di assistere quali strategie avrebbero utilizzato. Per lo più si son riferiti tutti al movimento a “Elle”, per quanto non sono mancate altre tecniche, come quella di contare le caselle prima della “curva”, o di saltare le case attorno cambiando colore  all’arrivo…

Durante il gioco ho constatato meno confusione del solito, nonostante gli errori dovuti alla mancanza di allenamento (la maggior parte di loro non ha giocatodurante l’estate). Nella quarta elementare di Osilo – dove non ci sono stati inserimenti – ho potuto riprendere con una lezione sullo scacco matto, che mi ha dato modo di introdurre il concetto di “analisi” per quanto semplificata.

Nella terza elementare di via Civitavecchia (due nuovi bambini, per un totale di 26 allievi) dopo il ripasso delle regole ho assistito a delle “sfide” entusiasmanti da parte dei bambini che durante l’estate hanno partecipato a qualcuno dei miei appuntamenti gratuiti al parco.

Francesco, in una splendida foto di Antonella Deiana

E a tale proposito concludo con un’altra novità che sto sperimentando quest’anno: ai bambini più disciplinati regalo un invito ad una lezione gratuita al nostro circolo dove il mio prezioso collaboratore (e co-ideatore del metodo ideografico)  Michele Devilla presta insieme la sua paziente opera di istruttore, con bambini che partono dai 4 anni!