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Il gusto della “manipolazione”: un gioco nel gioco.

La foto, tratta dal web, è un classico quotidiano di chi insegna gli scacchi ai bambini: a parte l’eccezionale riuscita di posizionare in cima il pedone sopra l’Alfiere (niente  magia, il pedone ha il classico buco al centro per la perdita del suo piombo). Io stesso potrei tetimoniare di centinaia di questi tentativi di utilizzare i pezzi degli scacchi come “costruzioni” per svariate figure.

In genere ciò accade verso la fine della lezione, quando i bambini sono un po’ stanchi di tanto impegno e dispendio nervoso per la ricerca della vittoria, ma durante tutto il tempo (anche a livello professionistico a volte) i giocatori hanno spesso qualche pezzo tra le dita per rotearlo a piacere. Nei miei corsi di aggiornamento istruttori ho sempre spiegato questa cosa molto positivamente: a mio parere quello della “manipolazione” è uno degli elementi più attrattivi del gioco degli scacchi, non a caso è il primo approccio che tentano anche bambini di 3 anni che vedono gli altri giocare.

Ci sono molti aspetti di questa esplorazione che si fa coi pezzi degli scacchi (sono tanti anche i bambini che portano i pezzi direttamente alla bocca) e alcuni di loro sono collegati direttamente alla destrezza (abilità della coordinazione fine), all’influenza e al dominio sulle circostanze, ma anche semplicemente ad un gratuito senso estetico che solletica la fantasia e che fa spesso brillare di meraviglia gli occhi del protagonista e sorridere i suoi spettatori. Insomma ancora una volta un gioco nel gioco!

“A scuola con i Re”, presentazione a Marrubiu.

Mercoledì 31 ottobre, dalle ore 17:30, presso la Sala consiliare del comune di Marrubiu (OR) ci sarà la presentazione  del libro  “A scuola con i Re”. Ospite d’onore, visto che sta girando l’Italia in un vero e propio tour promozionale accanto a personaggi celeberrimi come Ennio Morricone (durante la manifestazione “Clericus chess” al Vaticano) o Piergiorgio Odifreddi (convegno “L’Europa e i giovani” a Torino), è il dott. Giuseppe Sgrò psicologo clinico ed esperto in Psicologia dello Sport, docente/esperto della Scuola dello Sport del Coni, membro della Commissione Medico-Scientifica della F.S.I. (Federazione Scacchistica Italiana) e dell’Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e consulente per PSICOSPORT s.r.l.

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Il libro, edito da ALPES Italia,  è disponibile dal 05 ottobre e sta suscitando grande interesse non solo tra gli appassionati scacchisti e istruttori, ma anche per educatori, psicologi, ricercatori, insegnanti e formatori. Questo per come è strutturata l’opera, che nella prima parte raccoglie tutte le informazioni scientifiche e le ricerche svoltesi nel mondo sul ruolo cognitivo (e non solo) del gioco degli scacchi; e nella seconda parte una rassegna delle migliori metodologie didattiche del panorama italiano. Come ho già scritto altre volte un capitolo è stato scritto da me e introduce il mio “Metodo ideografico”, ma sono presenti contributi da tutti i “pezzi da novanta” della didattica scacchistica orientata soprattutto alle scuole: Alex Wild, Carlo Alberto Cavazzoni, Alessandro Pompa, Adolivio Capece, Carmelita Di Mauro, Carla Mircoli e Lucio Rosario Ragonese, Uvencio Blanco (presidente della commissione didattica e scuola della FIDE),  e molti altri che hanno approfondito tematiche nuove dell’insegnamento scacchistico (come gli scacchi in carcere, la disabilità e i percorsi riabilitativi con gli scacchi ecc.).

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Il luogo non è casuale, perché il consiglio direttivo uscente del Comitato Regionale Scacchi Sardegna di concerto con il circolo Red Tal di Marrubiu avevano pensato di dare risalto anche al torneo internazionale che si svolgerà nei giorni successivi dall’01 al 04 novembre, e premia la generosa organizzazione locale che ospita da due settimane anche il Maestro internazionale Nenad Aleksic impegnato in stage quotidiani presso il circolo.

 

 

 

 

Scacchi e abilità linguistiche.

Gli scacchi sono ormai riconosciuti a livello mondiale come una grande risorsa didattica per migliorare le abilità logico-matematiche, ma sempre più si stanno prendendo in considerazione i notevoli benefici anche nelle varie intelligenze dell’individuo: come quelle spaziali, quelle interpersonali e intrapersonali (secondo la felice espressione di Howard Gardner), quelle emotive, creative e linguistiche.

Sulla relazione tra intelligenza emotiva e scacchi voglio segnalare un bellissimo abstract della Dott.ssa Eleonora Di Terlizzi, mentre sulle abilità linguistiche consiglio di dare un’occhiata al recente articolo apparso su Iplayoo, che considera la maggiore abilità dei bilingui nel giocare a scacchi (ed io aggiungerei, viceversa), e di sfuggita ricordo le numerose ricerche che affermano che si possa rallentare l’invecchiamento cerebrale giocando a scacchi o imparando una nuova lingua.

Ieri pomeriggio ho incontrato i bambini della 2^ A di via Forlanini ed oggi incontrerò quelli della 2^ B (delle maestre Renata Conti, Emanuela De Giovanni e Stefania Arru), dopo la bellissima esperienza dello scorso anno scolastico coronata con un torneo finale nel quale avevo chiesto ai bambini della terza di fare da arbitri in ogni scacchiera.

Un momento del torneo dello scorso anno scolastico.

Ieri ho voluto fare un ripasso, come spesso mi capita, mettendo dei pezzi disordinatamente sulla scacchiera murale e chiedendo ad un bambino per volta di descrivere una possibile azione. Ognuno di loro isola una possibile cattura e deve esprimersi meglio che può per farla capire a tutti; naturalmente questo è propedeutico anche per spiegare successivamente la differenza tra la notazione descrittiva completa e quella sintetica delle coordinate. In questo esercizio io faccio notare loro come sia molto semplice e preciso anziché dilungarsi in descrizioni vaghe (quel pezzo là in basso può catturare quello lì in alto) utilizzare il sistema delle coordinate (l’Alfiere che è in d4 può catturare il Cavallo in a7). Ma la cosa più bella di questo metodo è che , mentre si ripassano i movimenti dei pezzi e ci si rende conto di quante informazioni i bambini si ricordano, la loro attenzione viene orientata verso una gerarchia di processi utile scacchisticamente (accade spesso che i bambini notino la cattura di un Cavallo prima di quella di una Donna, o un Re sotto scacco dopo numerose altre osservazioni…)

Comunque sono rimasto sorpreso della grande partecipazione dei bambini: lo scorso anno, quando erano in prima, abbiamo lavorato molto soprattutto su attenzione e memoria e quest’anno la maggior parte di loro era in grado di contestualizzare i miei proverbi scacchistici. Ecco questa è propriamente la mia riprova empirica che gli scacchi siano utilissimi non solo sulle capacità logico-matematiche  ma anche (tra tutte le altre cose) linguistiche!