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Scacco matto del “timbro”!
Stamattina, come tutti i lunedì da circa tre anni scolastici, ero impegnato ad Osilo con la terza elementare della maestra Pinuccia Bassu. Già dal primo anno l’impostazione è stata subito scolastica: ho voluto basarmi sui presupposti teorici del mio modello di istruttore, Alex Wild, del quale avevo appena “divorato” entusiasticamente il manuale “Giocare a scacchi“.
Contemporaneamente stavo mettendo a punto il mio metodo ideografico e posso quindi dire che devo molto a questa esperienza didattica. Con questa classe ho fatto le mie prime prove di psicomotricità e persino le prime “rappresentazioni sceniche” di partita vivente in classe.
Lo scorso lunedì ho divertito i bambini con una lezione di “Trova il colpevole”: dove dalla scena del delitto (lo scacco matto) mancava il “colpevole” (il pezzo che dava lo scacco matto), ed i bambini dovevano indovinare chi poteva essere… si tratta in poche parole di trovare il pezzo che dia matto al Re semplicemente calandolo dall’alto! (Qui potete trovare materiale per ispirarvi…) Leggi il resto di questo articolo »
Martedì, 09 febbraio
Questa settimana è iniziata con due nuovi progetti in una scuola primaria di Sassari, quella che ai miei tempi si chiamava scuola elementare… Entrambi i progetti riguardano due prime, quindi bambini di 6 anni. Ieri ho fatto la conoscenza della 1^ B ed oggi della 1^ A. Si tratta di una scuola in un quartiere “difficile”, ma ormai ho imparato che la difficoltà è endemica nelle classi di ogni ordine e grado.
Detto questo, fare la conoscenza è proprio l’espressione adatta quando si parla della prima lezione: è mia prassi che subito dopo essermi presentato come “maestro del gioco degli scacchi” chiedo ai bambini di presentarsi in ordine: inizio da un angolo sino a finire nell’angolo opposto. I bambini devono ogni volta ripetere i nomi dei compagni che li hanno preceduti (questa ripetizione mi dà modo di memorizzarli più facilmente) e nel frattempo io individuo un bambino o una bambina che non segue con lo sguardo la posizione dei compagni seduti: al termine gli chiedo di ripetere tutti i nomi nell’ordine senza guardarli in faccia.
Questo giochino che dura mediamente 5 minuti mi dà anche altre opportunità: non fare gaffes scambiando una bambina per un bambino o viceversa, cosa “imperdonabile” con bambini così piccoli; mi consente di scoprire subito le defaillances di alcuni, l’irruenza di altri, l’impazienza, la timidezza ecc. Tutto questo serve per stabilire subito un rapporto empatico con la classe e fare in modo che nessuno si autoescluda dal gioco. Leggi il resto di questo articolo »