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La trascrizione delle mosse.

 

Mercoledì scorso nella seconda elementare di via Forlanini ho voluto spiegare ai bambini la trascrizione delle mosse di una partita e i relativi simboli. Generalmente evito questa lezione con bambini così piccoli, che anche a livello sportivo (benchè ci siano pareri discordanti in tal senso) sono esonerati dallo scrivere le partite.

Però la trascrizione delle mosse può essere molto didattica, oltre ad abituare i bambini ad una pratica che prima o poi, per chi farà tornei di scacchi, si renderà necessaria. La prima volta che si scrive una partita di scacchi accade la stessa cosa che avviene quando si gioca la prima volta con un orologio da torneo: tutta l’attenzione viene catturata da queste novità e quasi tutti giocano peggio di quanto in realtà saprebbero fare.

Anche per questo forse non sarebbe male far fare questa esperienza prima ancora che arrivino a giocare tornei; oltre tutto la scrittura è tipicamente scolastica e quindi può essere per loro un diversivo importante.

Per questa prima volta non ho dato molte istruzioni, solo ciò che concerne l’esatta trascrizione, estesa o sintetica, ma ho visto che i bambini scrivevano solo le proprie mosse tranne qualche virtuosa eccezione. Comunque dopo le prime dieci mosse ho detto loro che se volevano potevano smettere. A questo punto è accaduto una specie di miracolo: una bambina che generalmente partecipa poco entusiasticamente all’ora di scacchi era ben felice di continuare a scrivere le mosse. Ora, secondo me, il suo atteggiamento poco partecipativo  è dovuto alla sua grande competitività, ma allo stesso tempo deve fare i conti col fatto che molti bambini sono più bravi di lei; in questo compito – sempre secondo il mio parere – lei ha trovato un nuovo stimolo per essere “più brava” dei compagni.

Questa è un’ulteriore dimostrazione che le lezioni devono essere sempre varie, in modo da raggiungere più opportunamente la motivazione degli alunni

 

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Psicomotricità: i movimenti

 

Proseguono presso le scuole primarie dell’8°, 12° e 13° circolo didattico le lezioni di psicomotricità su scacchiera gigante rivolte ai bambini delle prime elementari. Il buon coinvolgimento emotivo dei bambini e la partecipazione interessata delle insegnanti (non sempre scontata purtroppo…) mi confermano che questa pratica può integrarsi benissimo con la didattica scolastica.

 

In genere alterno dei giochi di movimento a giochi di attenzione e memoria: in entrambi i casi i bambini devono agire entrando fisicamente all’interno della scacchiera per compiere le istruzioni del gioco proposto. Questa settimana, in via Washington, ho portato dei pezzi stilizzati fatti di cartone, ho spiegato il loro movimento e poi li ho fatti turnare per spostarli secondo le regole.

Dopo il primo giro ho messo loro la difficoltà di eseguire il movimento entro 5 secondi, espediente che mi serviva solo per fargli coordinare i movimenti con il pensiero…

Naturalmente gli errori nei movimenti sono stati molto numerosi, soprattutto quelli del Cavallo, e spesso persino il riconoscimento delle figure veniva confuso, ma a questo stadio quello che conta è il loro movimento, non quello dei pezzi! Anzi è raro che attraverso la psicomotricità io introduca istruzioni scacchistiche vere e proprie: si tratta dunque di un esperimento nell’esperimento, stimolato dal presidente del Comitato Regionale Piemonte, Roberto Rivello, che ipotizzava un approccio graduale della psicomotricità verso gli scacchi veri e propri.

 

 

 

Al termine ho proposto ancora un gioco di velocità: dovevano prendere una forma colorata dalle mie mani e in pochi secondi metterla secondo il movimento del pezzo che io indicavo… Anche questo gioco è stato eseguito con molti errori, ma la velocità di esecuzione ha impedito loro di annoiarsi!

Questo genere di lezioni si lega molto bene alle altre che a volte – anche per esigenze logistiche delle scuole – devono essere fatte in aula con la scacchiera murale e con l’utilizzo di speciali quaderni con griglie in cui, in questo progetto patrocinato dalla Circoscrizione n° 1 del Comune di Sassari, ho introdotto tutta una serie di nuove icone che il grafico Fabio Lanza ha predisposto e che presto illustrerò meglio.

Si tratta di lettere alfabetiche, numeri antropomorfizzati, frecce e simboli tipici anche del mio metodo ideografico.

Alcune "icone" ideografiche riviste da Fabio Lanza!

 

Scacchi e memoria

Il gioco proposto oggi alla terza elementare di via Gennargentu è stato di memoria pura: dovevano osservare una posizione messa a caso sulla scacchiera murale per qualche minuto, quindi io giravo la scacchiera e facevo delle domande in proposito ad ognuno dei bambini (quale colore aveva più pezzi in gioco; chi aveva i due alfieri; chi poteva ancora arroccare; chi aveva i pedoni tutti uniti…)

La memoria è una delle capacità più importanti per gli scacchisti ed è anche a mio parere una delle facoltà più utili per l’apprendimento scolastico. Per questo nelle mie lezioni curo molto la motivazione, l’attenzione e la memoria: sia quella a breve termine che quella a lungo termine; sia quella sensoriale (visiva, auditiva ecc.) sia quella procedurale (presto ne parlerò meglio!)

Da anni sperimento tantissimi giochi di memoria, dal classico “Memory” dove si devono ricordare delle coppie di immagini o pezzi di scacchi, alla nomenclatura delle aperture di scacchi (a solo scopo mnemonico), alla sequenza di mosse nell’ordine cronologico, ai proverbi ai nomi dei matti  eccetera.

 

L’intero metodo ideografico è basato sulla associazione mnemonica, nella convinzione che attribuire un nome ed un’immagine ad ogni esperienza astratta serva ai bambini a ricostruire e riconoscere le circostanze ricorrenti.